Dall’autoritratto al selfie
Diffuso principalmente tra i cosiddetti millennials, il selfie è ormai entrato a far parte della nostra vita quotidiana. Esso non è altro che un autoscatto, un’azione già praticata ai tempi della fotografia analogica; ma cosa si nasconde dietro questo semplice click?
Il selfie, è una forma di comunicazione non presa troppo sul serio ma, a ben vedere, può essere inteso come un’evoluzione del più antico autoritratto.
Prendiamo ad esempio artisti del calibro di Caravaggio, Rembrandt, Parmigianino, Velasquez fino ad arrivare alla più moderna Frida Kahlo.
Personalità, queste, che hanno un valore artistico riconosciuto a livello mondiale, eppure anche esse hanno ceduto alla tentazione narcisistica di riprodurre la propria immagine.
Per l’artista, infatti, l’autoritratto era un mezzo per esteriorizzare emozioni e sentimenti intimi di autoanalisi ed autocontemplazione. Ogni posa era studiata e mai casuale poiché la riproduzione di quella singola immagine avrebbe conferito immortalità all’artista stesso.
Come in pittura, lo stesso è accaduto con l’avvento della fotografia nel 1838, quando, con essa, è arrivato il primo autoscatto ad opera di Robert Cornelius nel 1839. Le modalità di realizzazione sono identiche a quelle utilizzate oggi per il selfie: uso di specchi, autoscatto ritardato, telecomando elettrico o meccanico, puntamento della fotocamera su di sé.
Ma se l’autoritratto appare come una sorta di “ammirazione del sé”, lo stesso non si può dire per il moderno selfie, il cui obiettivo non è quello di “restare” ma di essere condiviso al momento.
Di ciò si è reso conto Nigel Hurst, curatore della mostra From selfie to self-expression, realizzata in collaborazione con Huawei e tenutasi alla Saatchi Gallery di Londra. Il progetto ha previsto l’esposizione di ritratti ed autoritratti di famosi artisti, alcuni dei quali sopra nominati, e dell’evoluzione di questi fino alla nascita della fotografia. L’innovazione, però, è stata voler introdurre tra questi, le foto diventate virali su internet, superando, poi, ogni aspettativa con la creazione di un concorso basato sui selfie scattati da ognuno di noi e seguiti dall’hashtag #SaatchiSelfie.
In un’intervista al Time, Nigel Hurt afferma: «Negli ultimi cinque secoli gli esseri umani sono stati ossessionati dal creare immagini di se stessi e condividerle. L’unica cosa che è cambiata oggi è il modo in cui lo facciamo. I selfie sono la forma di comunicazione visuale più espansionistica che ci siamo trovati ad usare da generazioni, e anche per questo non possiamo ignorarli».
di Anna Russo