Il lavoro stagionale
di Mariangelo D’Alessandro
Per lavoro stagionale si intende un’attività lavorativa svolta in un determinato periodo dell’anno, senza continuità. Generalmente il lavoro a tempo determinato non abbraccia mai periodi lunghi, si tratta di solito di un medio o breve lasso di tempo. Il principale settore di occupazione del lavoro stagionale è la ristorazione ma non mancano posti in quello del turismo e dell’agricoltura.
Sono sempre di più i ragazzi che non lavorano costantemente e sia per necessità che per comodità si avvicinano a questo tipo di attività per pagare buona parte delle proprie spese.
Spesso questi sono pagati in nero o ottengono contratti a tempo determinato nei quali sono dichiarate ore di servizio inferiori rispetto a quelle realmente svolte. In questo modo il datore di lavoro pagherà meno tasse sul singolo dipendente.
Cosa succede, però, quando un ragazzo è costretto a svolgere questo tipo di attività per pagarsi gli studi? Oggi come oggi sono tantissimi gli studenti che per lavorare e mantenersi finiscono con l’allontanarsi dal percorso universitario. Le giornate diventano sempre più pesanti e la fatica si fa sentire tanto che rientrati a casa, la sera tardi, non si ha la forza né la voglia di studiare.
In ogni caso la maggior parte di questi preferirà lavorare invece di continuare la carriera universitaria proprio perché quest’ultima non garantisce certezze future.
“I giovani di oggi non vogliono fare nulla” dice spesso buona parte delle persone, adulti principalmente, che hanno un bel posto di lavoro e si scagliano contro i ragazzi che devono lottare ogni giorno non per vivere bensì per sopravvivere.
Noi sappiamo benissimo che non è così perché ovunque posiamo lo sguardo li vediamo svolgere attività lavorative poco vantaggiose e soprattutto mal retribuite. Tanti sudano, rinunciano a buona parte del tempo libero, perdono ore importanti di studio per, mantenersi con le proprie forze e contemporaneamente attuare progetti, e sogni personali. Bisognerebbe dare la possibilità a chiunque di studiare senza essere sfruttati per pochi soldi.
Realizzarsi è un diritto di ciascuno su questo pianeta.
Ogni cittadino deve avere come retribuzione minima circa 7,00 euro all’ora. Ovviamente l’importo varia a seconda del settore lavorativo. Sapete quanto guadagna in media una persona che lavora stagionalmente in un bar, un ristorante o qualsiasi altro locale?
Circa 25 euro al giorno, lavorando dalle 8 alle 12 ore senza mai staccare e soprattutto svolgendo anche mansioni in più rispetto a quelle stabilite. La gente dimentica che siamo essere umani e non macchine da lavoro.
Non bisogna essere geni in matematica per capire quanto guadagnino all’ora e lo sforzo sovrumano che molti giovani si ritrovano a sostenere. Questo è vero e proprio sfruttamento. Nessuno dice di non voler lavorare ma non è giusto approfittare dei ragazzi e delle ragazze, molto spesso studenti universitari, in modo così evidente.
Qualsiasi persona è disposta a lavorare per mantenersi gli studi, ma con la giusta retribuzione in relazione al numero di ore svolte, con l’onestà e soprattutto il rispetto da parte di ogni datore di lavoro verso i propri dipendenti. Siamo passati dal “devo studiare per lavorare” al “devo lavorare per studiare” e continuando su questa linea le cose andranno sempre peggio.
È giunta l’ora di avvicinarsi ad altre realtà come quelle di nazioni dove lo studio e il lavoro si abbracciano continuamente nella vita di un ragazzo, altrimenti i migliori cervelli continueranno a emigrare spopolando il paese e non ci si potrà lamentare perché se la propria nazione non dà la possibilità di realizzarsi allora nessuno potrà obiettare quando si vorrà fuggire dalla terra in cui si è nati.