Musicista o senzatetto?
Una panoramica per chi, di lavoro, vuol fare il musicista.
A tutti coloro che hanno pensato almeno una volta nella loro vita di fare il musicista: quanto puntereste sulla vostra carriera musicale da 1 a 10? Avete la risposta? Benissimo, qualunque essa sia, è poco.
Non perché la musica sia diventata un esercizio commerciale selettivo, destinato solo a raccomandati, vecchie glorie che si ridicolizzano “rimodernandosi” nello stile e vincitori di talenti vari.
È poco perché è diventato un settore che non ti garantisce nessuna entrata fissa e ti espone a troppi rischi che siano economici o di tempistica. Perché se sei un musicista, o meglio, aspirante tale, ti va bene se suoni due ore al giorno tutti i giorni e riesci a vedere, a malapena, dei risultati a breve termine. La normalità starebbe nel mezzo: 4 ore di smanettamento sarebbe l’ideale.
Per i più temerari, c’è il “pacchetto” che va dalle 6 alle 10 ore al giorno. Gli unici che sono riusciti a mantenere questi ritmi sono morti in solitudine, con i corvi a fare compagnia alle loro mamme durante i funerali.
Ah, sono morti di tendinite… Non è vero, non si muore di tendinite, almeno credo. A seconda del tuo obiettivo, poi, inizierai a investire soldi in progetti o, appunto, in studi specifici, che non ti assicurano nessuna entrata.
Il discorso cambia ancora se di professione non vuoi fare il musicista, ma l’artista, ovvero, colui che si esprime tramite la sua arte. A quel punto la soluzione è andare a Lourdes. Come detto prima, la musica, intesa come arte, la fanno in pochi e probabilmente noi non li abbiamo nemmeno mai ascoltati. Ci piace andare sul sicuro.
Quindi perché vogliamo fare gli artisti/musicisti? Perché questa contraddizione?
Forse perché lo smog della città e l’epoca dei social ci ha rincretiniti? Perché in realtà vogliamo diventare dei barboni che fanno l’elemosina col cane di razza educato che si mette vicino al cappellino dei soldi? O perché la musica per noi è l’unica cosa che davvero conta al mondo?
In effetti la musica è amore, unione, è un mestiere, è arte, è il bambino cinese di 9 anni che suona 10 volte meglio di te, è il bassista che viene deriso da tutti gli altri musicisti.
Forse è per questo che abbiamo scelto di provarci. In fondo, a parte soldi, tempo, amici e lavoro, cos’abbiamo da perdere?
Antonio Ogliaro