Insegnare ad imparare
di Veronica Nastri
“Imparare ad imparare”, “Learning to learn”, rappresenta una delle competenze chiave per la vita. Spesso si insegnano agli studenti tecnologie, metodi e modelli che evolvono di anno in anno.
Bisogna poi affrontare una vita professionale di oltre 40 anni.
Cosa dev’essere cambiato nel modo di insegnare?
È un problema complesso e grave, che richiede cambiamenti in tanti aspetti del processo formativo e di sviluppo della personalità di un giovane. Eppure spesso trasmettere e condividere spirito critico, concetti di base, contenuti fondanti, modelli interpretativi, metodi di studio, viene sottovalutato e banalizzato. Si dimentica così l’importanza dell’apprendimento di concetti e principi di base complessi e per nulla scontati o superati.
In realtà, mai come oggi servono università e scuole di qualità, in grado da un lato di contrastare banalizzazioni e semplificazioni che caratterizzano tantissimi ambiti della nostra vita quotidiana. Dall’altro, di proporre in positivo programmi e percorsi che raccolgano le sfide della modernità, dando risposte credibili e praticabili ai nostri giovani e alla società in generale.
Se è vero – come è vero – che le persone hanno percorsi professionali sempre più lunghi a fronte di evoluzioni tecnologiche sempre più veloci, allora diviene essenziale insegnare ad imparare. Dobbiamo sviluppare nei giovani una attitudine e una capacità di operare come “spugne”, capaci cioè di assorbire e fare proprie in modo critico e consapevole le informazioni e i cambiamenti scientifici e culturali ai quali assistono e sempre più assisteranno nel futuro.
Così l’Unione Europea (UE), nella Raccomandazione 2006/962/CE relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente, ha delineato “l’imparare ad imparare” definendolo come “l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni”.
“Imparare a imparare” coinvolge un insieme di aspetti comprendenti sia le strategie di studio, sia la capacità di effettuare una riflessione sul proprio stile di apprendimento e sul come potenziarlo, sia la consapevolezza dei processi mentali attivati e ulteriormente attivabili durante l’apprendimento stesso. In pratica, si tratta di approfondire e delineare le caratteristiche e le modalità di attuazione dell’apprendimento.
Il docente dovrebbe essere così bravo da indurre il discente ad acquisire e modificare e/o potenziare il proprio modo, facendo leva sulle sue disposizioni positive (resilienza, prontezza, reciprocità, ecc.) e offrendo al tempo stesso un ventaglio di possibili azioni di intervento.
Pertanto, l’insegnamento dell’imparare ad imparare dovrebbe attuarsi attraverso il “dialogo pedagogico” messo in atto nella relazione docente-allievo e prevedere l’impatto con variabili personali quali le motivazioni, le prospettive di realizzazione.
Sfortunatamente, spesso si teme che molti studenti abbiano sviluppato, anche a causa di una scuola che ha subito una deriva in questo senso, una forte inclinazione allo studio come passaggio per “imparare le risposte giuste”, la sindrome del “quiz” o peggio di una svalutata “manualità”.
La recente Legge 107/2015 – che ha previsto l’obbligatorietà della formazione in servizio dei docenti (art 1 c. 124) e l’emanazione del Piano Nazionale della Scuola Digitale con lo specifico obiettivo della formazione dei docenti per l’innovazione didattica e la formazione delle competenze lavorative, cognitive e sociali degli studenti (art. 1 c. 58 lettera f) – costituisce un valido sprono per le Istituzione Scolastiche ad attivare, nell’ambito del POF triennale, specifici percorsi di formazione mirati a potenziare le competenze necessarie per “insegnare ad imparare”.
In un futuro non lontano, alla richiesta degli alunni: “Professore… la smetta di raccomandarci di stare attenti, di riflettere e di impegnarci ad apprendere; usi piuttosto il suo zelo per spiegarci cosa dobbiamo fare per essere attenti, per riflettere e apprendere”, speriamo che la scuola sappia offrire una risposta adeguata.