Uno strano bisogno di uova
di Federica Auricchio
Cos’è l’amore? Per cercare la risposta possiamo ricorrere alla poesia.
L’amore: da Catullo ai poeti elegiaci
L’amore è spesso materia per il canto poetico ma non sempre viene vissuto idilliacamente, anzi di tormentati e struggenti ce ne sono tantissimi.
Odio e amo. Forse vuoi sapere come faccia. Non lo so. Ma sento che mi succede ed è un tormento.
Sono famosissimi i versi in cui Catullo esprime il suo dramma d’amore per Lesbia. L’autore soffre per la sua amata e le sue continue infedeltà ma non riesce a liberarsene, per questo non può che provare sentimenti contrastanti. Paradossalmente è necessario alla produzione poetica che questa donna consumi dei tradimenti nei confronti del poeta-amante. Un amore condiviso nella poesia erotica non avrebbe avuto senso e quello di Catullo ha ragione solo se accompagnato da un canto di sofferenza.
La sua poesia rievoca tempi felici in un momento in cui questi sono ormai tramontati. Egli vorrebbe tanto eliminare il dolore dalla sua vita chiedendo, per esempio, agli dei di liberarlo, cosa che invece non succede con Cornelio Gallo, Tibullo e Properzio. I poeti elegiaci hanno in comune con Catullo una realtà amorosa di sofferenza, ma la differenza è proprio che loro la vivono e non chiedono di affrancarsene, anzi, ne traggono ispirazione. Sanno di essere traditi ma anche che è grazie a ciò che scrivono. L’elegia ha bisogno del loro lamento per nascere. Il poeta che non riesce a sottrarsi a questo rapporto spesso degradante, lo vive come una sorta di servitium amoris, completo assoggettamento dell’uomo alla donna. L’amore diventa una fiamma che genera furor per l’amante elegiaco che così tende ad allontanarsi dalla società civile e a rifiutarne le norme.
L’amore cortese
Il servitium amoris lo troviamo anche in epoca cortese ma in una chiave diversa. I poeti provenzali vivono un vero e proprio culto della donna che è vista dall’amante come un essere irraggiungibile. Infatti l’atteggiamento del cavaliere nei confronti della propria domna, è uguale a quello che si assume nei confronti del proprio signore. Quindi i codici di comportamento vengono trasferiti alla dama che diventa midons e l’innamorato deve compiere il suo servizio d’amore che comporta omaggio e devozione assoluta.
Donna gentile, null’altro vi chiedo se non che mi prendiate a servitore: vi servirò come un buon signore quale che sia il compenso che n’abbia, cantava Bernart de Ventadorn.
Midons però è molto lontana dalla figura della puella cantata da Catullo e dai poeti elegiaci, e di conseguenza anche il percorso compiuto dai poeti latini e quelli provenzali si differenzia. Con la lirica medievale non siamo in presenza di un amore che viola le regole sociali, al contrario ne ribadisce e conferma la validità. Mentre per gli amanti latini il servizio d’amore può quasi essere vergognoso, per gli amanti cortesi è necessario all’elevazione verso la donna.
Passando da Catullo a Cornelio Gallo, da Properzio a Tibullo, da Guglielmo IX a Bernart de Ventadorn, il quesito iniziale rimane comunque senza risposta. Questo sentimento è qualcosa di troppo complicato da spiegare. Pensando al finale di Io e Annie di Woody Allen, per esempio, si potrebbe pensare che l’amore sia proprio un bisogno di uova:
Frattanto si era fatto tardi e tutti e due dovevamo andare per i fatti nostri. Ma era stato molto bello, rivedere ancora Annie, dico bene? Mi resi conto di quanto era in gamba stupenda e, sì, era un piacere… solo averla conosciuta… e allora io penso a quella vecchia barzelletta, sapete, quella dove uno va da uno psichiatra e dice: «Dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina», e il dottore gli dice: «Perché non lo interna?», e quello risponde: «E poi a me le uova chi me le fa?».
I rapporti uomo/donna sono assolutamente irrazionali, pazzi e assurdi.
Ma continuano perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.