Dove non arriva niente, arriva la musica
di Martina Casentini
La musicoterapia: l’uso della musica da parte della medicina.
«La musica è il collegamento armonico di ogni essere vivente.»
(La musica nel cuore – Angust Rush, 2007)
La musica è uno strumento che funziona anche se non viene trasformato in parole, raggiunge la meta che essa stessa si era prefissata senza ostacoli. Ma non a tutti gli ascoltatori arriva allo stesso modo. Ci sono persone che la ascoltano per passatempo, altre per passione, chi ancora per omologarsi ed essere accettato in un gruppo. Ci sono, inoltre, altrettanti tipi di musica che vanno dalle commerciali alle storiche, quelle che hanno scavalcato decenni, ognuna ispirata ad una storia, ognuna legata ad un genere.
Ma quello che molti ancora non sanno è che la musica è anche una medicina.
In molti lo hanno già detto, sì, ma io parlo di altro: parlo di musicoterapia. La Federazione Mondiale ha definito nel 1996 la musicoterapia come «l’uso della musica o degli elementi musicali, da parte di un soggetto qualificato, con l’obiettivo di favorire la comunicazione, la relazione o l’apprendimento di individui o gruppi.»
Alla base di questa metodologia terapeutica ci sono una serie di principi, i quali pongono il paziente in una posizione attiva: egli viene infatti considerato come una persona e, in quanto tale, diversa da tutte le altre. A ogni paziente viene destinata una diversa tecnica, personalizzata a seconda del caso specifico. Tra il musico-terapeuta e il paziente si instaura quindi un rapporto di reciproca fiducia, accettazione e scambio; questo rapporto è basato e gestito principalmente attraverso dei suoni. Così, attraverso il mezzo della musicoterapia i pazienti si aprono, riescono meglio ad esprimere le loro emozioni, i loro sentimenti e le loro paure: la musica è il canale attraverso cui finalmente riescono a comunicare.
In passato questa era una tecnica utilizzata soprattutto in ambiti magico-religiosi, mentre nel Novecento è divenuta una disciplina scientifica molto utilizzata per intervenire su autismo, ritardi mentali, su bambini nati prematuri, Alzheimer e morbo di Parkinson. Sui bambini affetti da autismo, ad esempio, quindi soggetti momentaneamente chiusi verso la comunicazione con l’esterno, la musica viene adoperata come oggetto e come canale con cui questi si aprono al mondo che in precedenza gli era stato precluso.
La musica è anche utile per stimolare creatività o altre predisposizioni personali. Migliora le prestazioni, come ad esempio lo studio. Non sono poche le persone che affermano, infatti, di studiare o lavorare meglio con le cuffiette alle orecchie.
La musica riduce le ansie, libera, lascia scorrere ogni tipo di emozione, dalla più bella alla più brutta.