La forma dell’acqua: miglior film dell’anno
La forma dell’acqua, film del regista messicano Guillermo del Toro, è il vincitore della 90° edizione degli Academy Award. La pellicola, interpretata da Sally Hawkins, già ricompensata con il Leone d’Oro al Festival di Venezia, ha ricevuto ben quattro premi Oscar: miglior film, miglior regista, miglior colonna sonora per Alexandre Desplat e miglior scenografia.
La forma dell’acqua racconta di come negli anni Sessanta in America, sullo sfondo della Guerra Fredda, della lotta alla conquista per lo spazio e dell’affermazione dei movimenti per i diritti civili, cambi per sempre la vita della solitaria e muta operaia Elisa. Addetta alle pulizie in un segretissimo laboratorio governativo di massima sicurezza, lavora in isolamento quando con la collega Zelda si imbatte in un esperimento top secret che coinvolge una misteriosa creatura proveniente dalle acque del Sud America. Nasce un amore, una tensione sessuale tra l’anfibio e l’umana che il regista è stato in grado di comunicare e al quale lo spettatore partecipa con piacere. Niente di esplicito, anzi, tutto risiede negli sguardi e nei momenti in cui i due si sfiorano. Un film fatto di gesti che simboleggiano l’amore e la sensibilità di una donna che va oltre l’aspetto mostruoso della creatura, un amore in grado di assumere i contorni psichici e le emozioni di ogni essere umano con cui viene a contatto.
Questo film appartiene al genere melodrammatico e non al fantasy o ai film sui mostri. Ha inizio dagli abissi subacquei prima di portare lo spettatore in un mondo come quello degli anni Sessanta, in cui emergono potenza, rabbia, intolleranza, solitudine e determinazione, e popolato da una straordinaria creatura del tutto sconosciuta, che il governo statunitense considera un’inspiegabile “risorsa”.
“Volevo creare una storia, bella ed elegante, sulla speranza e la redenzione come antidoto al cinismo dei nostri tempi. Volevo che questa storia avesse la forma di una favola, con un semplice essere umano che si imbatte in qualcosa di più grande e più trascendente di ogni altra cosa nella sua vita. Poi ho pensato che sarebbe stata una grande idea mettere a confronto questo amore contro qualcosa di banale e malvagio come l’odio tra le nazioni, che si esprime al meglio con la Guerra Fredda, e con l’odio razziale, di classe e di genere”.
Il fatto che i due protagonisti del film non parlino, quanto meno in maniera convenzionale, non fa altro che intensificare la storia d’amore spogliandola delle incomprensioni che spesso si creano tra gli esseri umani.
“Una cosa dell’amore è che è così incredibilmente potente, che non richiede parole”, dice Del Toro.
La forma dell’acqua è stata una sfida, non solo per il regista, ma anche per il pubblico, perché i veri mostri sono gli umani e non quelli con le squame e gli artigli.
di Marianna Allocca
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