L’abolizione della bocciatura
“Con il nuovo decreto legge sono stato abolite le bocciature alle scuole elementari e medie”. Sbagliato.
Non sono state abolite, ma il criterio circa la decisione di queste è leggermente cambiato, vi spiego come e perché.
La bocciatura è uno strumento sempre esistito nella scuola italiana, alle origini utilizzato per tutti i livelli di studio e con il passare degli anni adoperato per lo più nelle scuole superiori.
Il decreto legge 62 di Aprile 2017 spiega che continuerà ad esistere alle scuole elementari e medie, ma assegnata con criteri diversi.
Improrogabile sarà il numero di assenze. Si potrà bocciare solo per abbandono dell’anno o per i troppi giorni di scuola saltati: si dovranno frequentare le lezioni scolastiche per almeno i ¾ dell’anno.
Diversi saranno invece i criteri per determinare la bocciatura in base al livello di studio: si avrà accesso alla classe successiva anche qualora non si fossero raggiunti gli obiettivi minimi di apprendimento.
In poche parole sarà premiata la “buona volontà”.
Nel momento in cui in consiglio di classe lo studente presenterà una o molteplici insufficienze, ma anche uno solo dei membri si opporrà alla bocciatura, questa non avverrà.
In poche parole gli studenti potranno essere bocciati solo con consenso unanime del corpo docenti.
Nei casi di promozione “agevolata”, nel momento in cui non siano stati raggiunti dagli alunni gli obiettivi minimi di formazione, le scuole dovranno attivare “specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento”, a quanto spiega il decreto legge.
La bocciatura sarà utilizzata solo in “casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”. L’intento dunque della ministra della pubblica istruzione è quello di creare in Italia una scuola che non lasci indietro i meno volenterosi, ma che li integri all’interno del progetto scolastico.
Credo siano più che necessarie alcune considerazioni. La bocciatura è da sempre strumento di tutela della cultura all’interno della scuola. Agli studenti vengono forniti tutti i mezzi, prima del termine dell’anno, per poter raggiungere la sufficienza.
Qualora questa non dovesse essere raggiunta, soprattutto in casi in cui il merito e il profitto siano ben distanti dall’agognato “sei”, la non ammissione risulta una strategia educativa, per far sì che lo studente colmi le proprie lacune.
La bocciatura non deve essere uno strumento di minaccia e non è neanche necessario la si utilizzi. È importante che però sia lì, presente, per la tutela della cultura e dell’apprendimento.
Renderla tanto marginale nell’istruzione primaria, quella cioè fondamentale per i piccoli italiani di oggi crea una generazione di studenti ben integrati nell’ambito scolastico ma decisamente impreparati rispetto alla vita di domani.
Francesca Caianiello