L’universalità del sentimento amoroso nella letteratura: Calvino e Goethe a confronto
di Valentina Febbraro
La letteratura nasce per esprimere, attraverso le parole, sentimenti condivisi dall’umanità. Alcune volte, però, gli autori, facendo uso di strumenti narrativi precisi, riescono a rendere manifesti i loro tentativi di descrivere l’universalità del sentimento.
Una delle caratteristiche principali della letteratura è quella di permettere al lettore di ritrovare la propria anima all’interno dei personaggi di un testo. Identificarsi personalmente in un testo, infatti, permette al lettore un maggiore legame affettivo con esso.
Cesare Pavese scriveva che “leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati.”
Nel corso della lettura dei romanzi di Italo Calvino, non è difficile imbattersi in manifesti tentativi di questo genere, ad esempio, nella novella “Storia di un automobilista” pubblicata nella raccolta “Gli amori difficili” del 1970, l’intenzionalità dell’oggettivazione dei personaggi è resa cristallina dall’utilizzo di lettere che figurano al posto dei nomi dei personaggi.
Nel corso della lettura, l’io narrante − presumibilmente X − vive un litigio telefonico con la compagna Y, situazione resa ancor più spinosa dal suo rivale in amore Z.
La scelta di usare lettere al posto di nomi è giustificata da molti indizi presenti nel testo e citati dallo stesso autore.
Le lettere sono, quindi, mezzo attraverso il quale comunicare l’indispensabile lasciando perdere tutto il superfluo, riducendo i personaggi a comunicazione essenziale, quella letteratura della unword che ritroviamo anche nei drammi teatrali di Beckett.
Possiamo anche tentare di supporre una giustificazione per le lettere da lui usate che non sono forse casuali, potrebbero infatti riferirsi a cromosomi sessuali, appunto X Y, con Z come elemento di disturbo, ma forse in modo ancor più enigmatico, in un testo che appare scontato senza mai esserlo e come in quasi ogni testo di Calvino, si potrebbe fare riferimento alla più semplice delle equazioni matematiche, cercando invece di risolvere l’equazione più difficile, quella del rapporto amoroso.
Ecco quindi che l’autore, mettendo per iscritto solo gli elementi indispensabili e svincolando i personaggi dallo spessore ingombrante di una precisa forma e di una precisa personalità, chiarisce in modo limpido il disorientamento causato dalla condizione amorosa, che è esso stesso amore.
Ci comunica che il sentimento prende forma dall’esigenza di trovare nell’altro lo specchio di noi stessi.
Per quanto questa oggettivazione dei personaggi risulti evidente, Calvino non cade mai nel banale e il testo non risulta asettico o impenetrabile, anzi, nonostante non ci si possa riconoscere direttamente nel carattere di uno dei personaggi, sono le loro azioni ad universalizzare il sentimento.
Un fenomeno analogo si sviluppa, anche se in modo differente, in “Le affinità elettive” di Wolfang Goethe, il già difficoltoso rapporto di Carlotta ed Edoardo viene improvvisamente sconvolto dall’arrivo di un terzo personaggio, il Capitano.
Nel corso del IV capitolo, sono gli stessi personaggi a chiarire non solo la scelta del titolo, ma anche il modo in cui la trama si svilupperà, chiarendo il concetto scientifico di affinità naturali o elettive.
Anche in questo caso possiamo parlare di oggettivazione dei personaggi, questi vengono ridotti a semplice calcolo scientifico, a formula matematica applicabile a qualunque circostanza analoga.
Allo stesso modo, anche la scelta delle prime quattro lettere dell’alfabeto usate dai personaggi per spiegare questo fenomeno non è casuale, ma dimostra sempre un preciso intento di coerenza narrativa. Durante tutto il corso della spiegazione, il Capitano promette ai suoi amici di dimostrare praticamente questo fenomeno attraverso alcuni elementi chimici dei quali verrà in possesso in seguito; in realtà, sono essi stessi gli elementi del loro esperimento, e un lettore attento avrà a questo punto tutti i dati necessari per la quasi totale comprensione della trama del libro.
Forse la potenza di questi testi si concretizza proprio nella loro natura, essendo i personaggi estranei a qualunque precisa categorizzazione nel primo caso, o ridotti ad elementi chimici nel secondo, essi permettono di universalizzare comportamenti, sensazioni e desideri sconfinando i limiti del tempo e del luogo.