Sposarsi è bello
“Sposarsi è bello, ma se metterti le corna non mi costa mezzo stipendio lo è ancora di più.”
Settembre 2015: Papa Francesco riforma completamente il processo canonico per l’annullamento del matrimonio, invariato da oltre tre secoli, manifestando un’apertura che si stenta a ricondurre al capo della Chiesa.
Da allora, i numeri parlano chiaro: la Sacra Rota – tribunale ordinario del Vaticano – è impegnata in circa 3000 cause di nullità ogni anno. Le coppie che preferiscono l’annullamento al divorzio, infatti, sono in crescita costante. Questo perché quando un matrimonio viene dichiarato nullo non vi si pone fine, ma è come se non fosse mai esistito; ergo ci si può risposare in chiesa. Ancor più importante è la caduta di ogni dovere o tutela nei confronti del coniuge economicamente più debole: un saluto che profuma d’incenso agli alimenti e all’obbligo di mantenimento.
Oggi, affinché il matrimonio sia dichiarato nullo dal tribunale ecclesiastico, occorre la verifica di almeno una delle seguenti cause:
– Mancanza di fede da parte di uno o di entrambi i coniugi. Pensiamo ai matrimoni di convenienza, quelli per ottenere la cittadinanza o la reversibilità della pensione;
– Mancato adempimento a una delle finalità essenziali del matrimonio religioso: la procreazione, la fedeltà e l’indissolubilità del vincolo matrimoniale;
– Violenza, fisica o psicologica;
– Occultamento della sterilità, di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione;
– Matrimonio rato ma non consumato, quindi in assenza di un rapporto sessuale completo.
Non serve essere “addetti ai lavori” per capire quanti stereotipi possano confluire entro queste definizioni: l’impotente, il marito immaturo, la traditrice, il geloso ossessivo, il coniuge egoista, il maschilista e perfino il marito che si era finto imprenditore. Oltretutto, lo snellimento delle tempistiche e la netta riduzione dei costi (ora più che accessibili) ammorbidiscono il sacramento fino a sbriciolarne l’indissolubilità.
Leggo tra le righe dell’audace riforma, insieme al nobile passo avanguardista del papa che tweetta la parola di Dio, anche un tentativo di defibrillazione nei confronti di un matrimonio in crisi respiratoria. Dati Istat alla mano, infatti, dagli anni Settanta vengono celebrate sempre meno nozze: il timore del divorzio e delle sue conseguenze non vale più il brivido di pronunciare le parole «finché morte non ci separi», e a perderci è l’autorità della chiesa cattolica.
“Perché è bello essere coerenti con la propria fede, ma se metterti le corna non mi costa mezzo stipendio lo è ancora di più.”
di Lorenzo Fasano