“ANM e mammt”: e no, non è un’offesa
di Francesca Caianiello
Un ragazzo di spalle, sul suo giubbotto la scritta “Liberato”. Parte una chiamata da un telefono pubblico. Il nostro Liberato si volta, in questo caso il viso è quello di Smisi, e parla con un funzionario ANM per sfogarsi sui disservizi dei mezzi pubblici.
Questo l’intro del pezzo ANM e mammt canzone che denuncia i disservizi dei mezzi pubblici napoletani.
Il titolo è caratteristico: ANM è il nome dell’azienda del trasporto pubblico napoletano. Ma in napoletano “anm” sta per “anima, all’anima”. In traduzione: “all’anima di tua mamma”. E sì, sarà poco educato, forse un po’ volgare. Ma di fronte a certe situazioni è l’unica risposta che un pendolare possa mai dare per sfogarsi di ciò che è costretto a subire.
Girato tra le stazioni più belle di Napoli, quella di Università, Toledo e Garibaldi, ma con scene molto più realistiche girate anche nella vecchia stazione della cumana di Montesanto. I luoghi esterni, emblematici di Napoli, Piazza San Domenico, Piazza Plebiscito e la Galleria Umberto.
“Ma che ca**o ho fatto di male per avere trasporti dalla cadenza bimestrale?” è ciò che si chiede Smisi, stancato ormai dai continui ritardi e dai treni sovraffollati.
La denuncia è quella comune a tutti i pendolari dell’hinterland napoletano: pochi treni, corse poco precise, continui ritardi. In sintesi: un incubo. L’incubo che tutti i viaggiatori vivono quotidianamente: non riuscire ad organizzarsi per un appuntamento, per andare a scuola o al lavoro perché usufruendo dei mezzi pubblici l’ora in cui si arriverà a destinazione è sempre un’incognita.
Troppo spesso la metro 1 presenta disservizi, non copre l’intera tratta, fa ritardo. Per non parlare delle linee della Sepsa, dei pullman. “Tre quarti della vita spesi solo a Montesanto” nell’attesa di una cumana che chissà, forse un giorno arriverà.
A cosa serve avere le stazioni più belle del mondo se il servizio poi è assai carente?
Nel ritornello sono attaccate con ironia e una spiccata punta di sarcasmo le linee che transitano nella provincia metropolitana di Napoli denunciando i disservizi non solo delle linee stesse, ma anche dell’apparato operativo che gli sta alle spalle. Biglietterie troppo spesso chiuse e tornelli non funzionanti. La buona volontà di un cittadino che vuole acquistare un ticket per usufruire della corsa di cui ha bisogno è spesso messa a dura prova dalla mancanza di biglietterie o tabaccherie che vendano biglietti. Per non parlare delle colonnine elettroniche sempre spente. Quando invece capita di trovarle accese, non stanno lì a segnalare tra quanto tempo passerà un pullman. No. Capita più spesso che segnalino il risultato finale di una partita del Napoli, con tanto di commento “Grazie ragazzi!”.
Ancora peggio, durante il periodo estivo invece di aumentare il numero di corse o di pullman che transitano lungo la costa per favorire il turismo, queste corse sono inspiegabilmente tagliate.
Risate, sarcasmo, ironia. Il tutto per celare, neanche poi più di tanto, quella che è la rabbia dei cittadini costernati da ciò che si è costretti a subire per spostarsi da un luogo all’altro. Ciò nonostante l’ANM e i mezzi pubblici sono un elemento caratteristico di Napoli. Napoli è anche questo: ‘a ggent ca se ‘ncazz, con giusta ragione, e nei modi più coloriti esprime la propria rabbia in un vagone sovraffollato e dall’olezzo per niente piacevole.
E Smisi fa questo, l’unica ultima cosa che gli sia rimasta da fare: ci ride su.
Conclude, in modo arguto e dissacrante: “L’anagramma di la metro è la morte”.
Possiamo forse dargli torto?
Qui, il link per poter vedere questo simpatico video:
https://www.youtube.com/watch?v=fvGYQEv-7jI&feature=youtu.be&app=desktop