Luca Viganò: l’amore come filo conduttore di una vita raminga
ramingo [ra-mìn-go] agg.
1. Di uccello che, uscito dal nido e ancora incapace di volare, salta di ramo in ramo.
2. Che va errando senza una meta precisa e senza un luogo dove poter sostare a lungo.
Proviene dal provenzale antico il nome del primo romanzo di Luca Viganò, Ramingo. Pubblicato nel 2018 da La strada per Babilonia, per la collana di narrativa contemporanea, questo libro segna l’esordio dell’ex tronista di Uomini e Donne come scrittore. Spinto dalla sua passione per le arti e incoraggiato dal suo largo seguito sui social network, Instagram in particolare, Viganò pensa di cimentarsi nella scrittura con un ambizioso progetto, a metà tra il genere rosa e il romanzo di formazione, dopo aver mosso i primi passi nella recitazione con diverse esperienze teatrali e volgendo lo sguardo al grande schermo con altrettanta aspirazione.
Enrico Zuccalli è il protagonista della sua storia. Figlio di due scapestrati che, pur di onorare la loro promessa d’amore contro il volere delle proprie famiglie, misero in atto la fuitina che li portò a Venezia, Enrico visse un’infanzia tutto sommato tranquilla. Ebbe il primo approccio diretto con il mondo femminile a soli sette anni: fu la piccola Stefania, una compagna di classe conosciuta al secondo anno di elementari, una dolcissima bambina dai grandi occhi verdi, a far nascere prematuramente in lui quella propensione per il genere femminile che lo guiderà in tutte le sue disgrazie. Purtroppo, Enrico fu costretto a rinunciare a quel tenero affetto a causa del trasferimento a Brescia che sarà solo l’inizio di una serie di innumerevoli “avventure” che perderanno man mano quell’ingenuità che aveva caratterizzato all’inizio la sua insaziabile ricerca d’amore. Fu proprio la potenza irresistibile e distruttiva di quel fuoco che non smette mai di bruciare a portarlo, all’età di 31 anni, nell’ufficio di Pietro Prestani, comandante dei Carabinieri. Cosa sarà mai successo a un inguaribile sciupafemmine per trovarsi proprio in quella stanza, in una torbida e asfissiante mattinata?
Ce lo racconta Viganò, con un libro nato un po’ per gioco e un po’ grazie all’insonnia che ha giocato un ruolo fondamentale nella stesura del testo, come lui stesso scherzosamente confessa.
“Ramingo è la storia di ognuno di noi, dei nostri sbagli e delle nostre incertezze, […] del nostro saperci rialzare e trovare una ragione per continuare.”
Scrittura senza troppi convenevoli quella dell’autore che riesce, con il suo stile incalzante, nell’intento di far immedesimare il lettore nel personaggio di Enrico, facendogli vivere i suoi stessi drammi e provare le stesse emozioni, quelle di una personalità tanto disprezzata quanto vicina a ognuno di noi: l’antieroe.
Il protagonista non è affatto un inetto, sarà anzi la sua dedizione al lavoro di commesso a portarlo inevitabilmente verso quell’ossessione per il denaro che ci rende ciechi: non basta mai, ne vogliamo sempre di più, nulla sembra colmare la nostra sete di ricchezza.
Il prestigio a cui ambisce Enrico non è il solo lusso, la macchina sportiva e i completi firmati. Non sono abbastanza per lui. Ha bisogno della possibilità di avere ogni donna ai suoi piedi, con uno schiocco delle dita. Il negozio di abbigliamento per il quale fu assunto diventa il suo terreno di caccia, secondo solo alla palestra dove si allena regolarmente; lì sviluppa, grazie anche al carisma che possiede di sua natura, quella parlantina necessaria a incantare e persuadere ogni donna lui volesse sedurre. La sua strategia è perfetta. Ciò che vuole è dimenticare colei che l’ha fatto soffrire così tanto, dopo averlo illuso con quello che lui riteneva essere il Grande Amore, e ci stava riuscendo, facendo delle donne che incontrava non più che numeri, semplici prede da aggiungere alla sua lista.
Tutte eccetto lei.
Tutte tranne Rebecca.
“Per quanto la voglia di stabilità e di sentimenti veri fosse tanta, avevo paura di essere felice. A volte ci tratteniamo nella certezza delle nostre infelicità perché le conosciamo, mentre quelle che sono lì fuori sono sconosciute, terribili forse, di sicuro oscure e poco familiari, quindi cerchiamo sempre e soltanto di cercare di guardare ciò che ci sta vicino, sia pur solo semplice dolore. Cerchiamo una soluzione per i nostri problemi basandoci proprio su quello. Siamo vili. Manchiamo di coraggio. Il coraggio di essere felici.”
Enrico ha paura, quella che prova ognuno di noi: il timore di lasciare la strada vecchia per quella nuova. Manca di coraggio, la consapevolezza della propria infelicità è un luogo troppo confortevole in cui rifugiarsi, rispetto al brivido di fare un salto nel vuoto.
“Unico spirto a mia vita raminga”, così si riferì Foscolo, nel carme Dei sepolcri, alla poesia e l’amore, unico stimolo spirituale della sua vita da esule. Il protagonista di Ramingo si trova similmente in esilio, ma in un mondo creato da lui stesso, fatto di sesso occasionale, uscite con gli amici a base di alcool e fumo, emozioni fredde e sterili.
Ramingo è un libro che rapisce, proietta in una realtà capace di far aprire gli occhi e si lascia divorare. Una trama ammaliante che non smette mai di sorprendere, fino all’ultima pagina, che non dà nulla per scontato, ma che anzi insegna come la vita riesca sempre a fornire una via d’uscita, anche quando tutto sembra andare verso un punto di non ritorno. Lo stile è scorrevole, il testo è fatto di frasi semplici e decise, che sanno essere toccanti quando è necessario; tutto è scritto in maniera fluente e collegata. Viganò, per niente banale e mai monotono, con un linguaggio moderno e vicino al parlato, ci porta a guardare il mondo odierno dall’esterno, con una contemporaneità che si fa apprezzare e che rende la storia più che reale, quasi tangibile.
Ramingo non è la classica storia d’amore travagliata di due ragazzi che si sono amati dal primo momento, parla di imparare ad amarsi nonostante tutto.
Ramingo è una storia di cambiamento, di una crescita che non riguarda l’adolescente vulnerabile e immaturo, ma un individuo ben fermo nelle sue credenze, una personalità già formata che viene stravolta.
Ramingo è resilienza.
di Rebecca Grosso