Se mi pungi non sanguino
di Maria Cristiana Grimaldi
“Visione aveva pensato di poter mettere su famiglia, una famiglia felice e normale. Era soltanto una questione di calcolo. La formula, la scorciatoia, l’algoritmo corretti.”
Uno dei quartieri della periferia americana di Wahington D.C. ospita una famiglia un po’ particolare, quella di Visione.
Immaginate di bussare alla porta dei nuovi vicini e di trovarvi di fronte quattro sagome robotiche che non aprono la porta, bensì la attraversano. Allora gli porgete questi biscotti che profumano di cannella, pur sapendo che questi esseri non sono predisposti alla fagocitazione. Non necessitano di cibo, ma a quanto pare sentono il bisogno di integrarsi con una realtà più ampia, familiare, quella dei quartieri residenziali, dove tutti si conoscono, si stringono la mano, portano i cani a spasso e chiudono le tende per nascondere certi segreti sotto il tappeto.
Il sintezoide più famoso della Marvel, creato da Ultron, è un umanoide dagli organi sintetici e dotato del potere di variare la propria densità corporea, capace di provare sentimenti veri, umani, talmente tanto che ha dovuto resettarli dopo la sua vita precedente insieme alla strega Scarlet.
Visione ha così rinunciato ad una gamma di emozioni, ad una parte umana, pur di non soffrire.
Ora vuole ricominciare partendo da una vita apparentemente normale, condivisa con quelle che sono tre sue creazioni: sua moglie Virginia e i due figli Vin e Viv, sintezoidi anch’essi.
La perfetta famiglia americana di pelle e circuiti sintetici è entrata in una delle villette a schiera del quartiere, in una realtà borghese patinata di perfezione apparente ma che nasconde un retroscena fatto di paura. Quanto può spaventare il diverso? Quanto è torbido il mondo delle relazioni tra vicini? Talmente tanto che anche degli esseri quasi esemplari come i Visione finiscono col mescolarsi alle bugie e alle contraddizioni. Lo stesso Visione sembra perdere il senso della giustizia che lo ha reso uno dei Vendicatori migliori di sempre, appellandosi alle trentasette volte che ha salvato il mondo dalle molteplici minacce incarnate dai più temibili esseri; ora crede di avere un diritto superiore, la pretesa che qualche menzogna non possa creare il caos, se detta a fin di bene, il suo.
Attraverso dialoghi esterni ed interni, narrazioni di eventi futuri, riferimenti alla realtà fumettistica e alla cultura che ci appartiene, questa saga si interroga filosoficamente creando spunti di riflessione davvero notevoli che non possono non tirarci in ballo, istaurando un rapporto empatico con delle creazioni che, nonostante i privilegi di avere organi e sistemi artificiali e artificiosi, devono fare a botte con la quotidianità.
Tutto questo è “Visione, un po’ peggio di un uomo” che raccoglie i primi sei numeri di questa serie creata da Tom King e disegnata da Gabriel Hernandez Walta. Tutto questo è ciò che accade quando si riesce ad andare oltre le soglie del consueto fumettistico, sottraendo alla realtà quella schiettezza e quella brutalità per iniettarli nei circuiti sintetici, attraverso disegni freddi e a volte spietati.
“Visione aveva fallito, avrebbe continuato a fallire. Doveva quindi continuare? La riposta di Visione era sì. Avrebbe continuato. Avrebbe riparato quello che era rotto. Avrebbe nascosto quello che non poteva riparare. Avrebbe avuto la sua famiglia.”