Vietato immergere i biscottini nel tè
Giunge in forma cartacea per i cultori del classicismo o digitale per gli avanguardisti, l’invito alla pratica più invidiata ai britannici, il tea time.
Alle 16:45 ci si raccoglie attorno ad una tavola imbandita con bocche colme di chiacchiere e gonne ampie strette in vita. Solo alle 17 in punto la padrona di casa segna l’inizio della gara al racconto più bello, versando tè caldo nelle tazze rigorosamente in pura porcellana.
Sono previste torte, biscottini, cupcake decorati, marmellate, creme, macarons e scones per rispettare al meglio la tradizione british. L’esercito di dolci e tazze è perfettamente schierato su una tovaglia di lino ricamata, tovaglioli coordinati e fiori freschi al centro ad amalgamare l’intera orchestra.
Se gli spazi e la bella stagione lo permettono, sarebbe granché più gradito seguire il rituale in giardino, all’aria aperta, sotto i raggi del primo sole primaverile, immergendosi completamente in un’allure fresco e bucolico. Per i meno fortunati anche il salotto di casa può trasformarsi in un perfetto scenario per sorseggiare il tè, l’importante è rispettare le regole di base da tavola e di conversazione sempre in atto e mai scostante.
Il servizio in porcellana deve essere composto da tazza, piattino da dessert, bricco del latte, zuccheriera e teiera ovviamente. Forchettine in argento per le portate dolci e semplici dita per i finger sandwiches. Il latte, per quanto possa discostarsi dalle abitudini italiane, sposa bene, a seconda del palato, con il tè caldo appena versato in tazza. Occorre vederlo scorrere e miscelarsi con la bevanda madre per apprezzare la giusta mescolanza di sostanze in perfetta sintonia tra loro, in gusto e colori. Anche il piattino con sottili fette di limone non può mancare e la grana fine dello zucchero è un’altra regola ben precisa da rispettare per permettere agli invitati di dolcificare la bevanda, senza dover attendere che i granellini si sciolgano uniformemente.
Distanti dall’immaginario collettivo ma non meno importanti rispetto alle altre portate sono i salati. Sì, perché secondo la tradizione originaria, l’ora del tè cade perfettamente a metà tra il pranzo e la cena rispettando così i capricci della gola tra i due pasti portanti della giornata.
Tra regole culinarie e di abbellimento della tavola il bon ton prevede che la conversazione resti sempre di piacevole gusto, leggera e ininterrotta per permettere agli invitati di sentirsi perfettamente a proprio agio e soddisfatti di aver impiegato il loro tempo in racconti e dolci succulenti.
Attenzione però a non affezionarsi troppo all’idea strampalata della signora per bene che sorseggia tè con la schiena eretta e piedi uniti. Il mignolino alzato è severamente proibito, leggete tutti bene a chiare lettere. Se si pensa di essere più smart e chic si sbaglia di grosso risultando invece poco esperti del buon galateo. Ancor peggio se ci si affretta a bere il tè soffiando sulla bevanda nella speranza che si accelerino i tempi della cerimonia. Non c’è tempo da rincorrere una volta che si prende parte al banchetto del Cappellaio Matto, solo al Bianconiglio è concesso correr via urlando “É tardi, è tardi!”.
Quanto al dress code è molto semplice non tradirlo. Abolito il casual e apprezzatissimo l’abito da cocktail. Fresco, raffinato, lungo fino alla caviglia e magari di colori pastello, in perfetta pendant con fiori e dolcetti. Sandalo con tacco largo, le Mary Jane scoprono così la caviglia – sempre femminile e un po’ osé se si pensa alle origini dei tempi dell’appuntamento delle cinque del pomeriggio. Piccole borsette da mano, con chiusura a scatto e struttura rigida sono in accoppiata vincente con il resto della troupe.
Distante di tradizioni ma non di gusto è la famigerata ora dedicata al black tea inglese, servito nella sua forma naturale e non nelle commerciali bustine in seta, nata e consumata nella terra in cui se ne divora a pacchi e sfacciatamente riprodotta da chi semplicemente apprezza il momento caldo e riposante che questa pratica ci insegna.
di Federica A. Di Nunzio