Ma chi è stu de Giovanni?
Devo essere sincera, la prima volta che mi è stato proposto un libro di de Giovanni, ho declinato l’offerta.
Ho questo vezzo caratteriale: non leggo, ascolto o guardo nulla che mi venga super consigliato. Quindi, stanca delle pressioni mediatiche, ho accantonato la lettura finché non avessero smesso di propormela.
Forse è così che si dovrebbe leggere? Nel silenzio totale. Col cuore chiuso, la chiave nascosta nel cassetto delle mutande, ferma lì, desiderosa di essere toccata.
Così, un giorno, è subentrato il silenzio, la libreria era vuota, o forse a me sembrava così. Ho letto I Bastardi di Pizzofalcone con la curiosità di scoprire “ma chi è ‘stu de Giovanni?”.
Si parla di scrittura, si parla di passione, ma anche di lavoro. Lei, de Giovanni, è uno di quelli che fa quello che ama? Non è da dare per scontato che si ami scrivere se lo si fa bene.
“Devo fare una premessa necessaria: a me, più che scrivere, piace leggere. Anzi, quando ho un po’ di tempo libero anziché scrivere leggo. Io sono sempre stato e sono tuttora un lettore forte. La contingenza, la fortuna, i contratti che fortunatamente sottoscrivo in quantità sempre maggiore e soprattutto mia moglie mi inducono a scrivere. Ma io amo leggere e credo che la lettura sia tuttora la forma più avanzata di realtà virtuale che esista. È questo il motivo per cui un film, ancorché bellissimo, non si rivela quasi mai all’altezza del libro da cui è tratto: nessun regista riesce a tracciare i personaggi con la stessa dovizia di particolare fisici e morali che ciascun lettore riserva a ogni protagonista.
E poi chi legge scrive sempre un’altra pagina, alla fine di ogni libro amato. Quindi io amo leggere e scrivo, o meglio cerco di scrivere libri simili a quelli che vorrei leggere. Sicuramente non è da dare per scontato che si ami scrivere se lo si fa bene. Ma nemmeno che si scriva bene se lo si ama fare.”
Mi piacerebbe sapere di più di Alex, il Suo personaggio dei Bastardi, ha preso spunto da qualcuno che conosce? È un personaggio tormentato che mi ha molto incuriosita.
“Alex, come tutti i miei Bastardi, è imperfetta: una persona incompiuta, nonostante non sia più un’adolescente, che non ha il coraggio di vivere la propria vita sentimentale, condizionata com’è da convenzioni sociali, vincoli familiari, perbenismo. L’ho immaginata senza conoscere persone cui ispirarmi, ma durante la scrittura ho incontrato una bellissima ragazza, figlia di una cara amica, che mi ha raccontato di sé soprattutto dal punto di vista sessuale. E così ho scoperto il mondo dei privé, frequentati da persone che non sono disposte a vivere alla luce del sole la propria sessualità.”
Secondo Lei, lo scrittore può auto-valutarsi da lettore? Se sì, mi dica cosa direbbe a se stesso.
“Io dico sempre di non essere tanto bravo con le parole. Esistono autori la cui scrittura basta a se stessa, talmente abili che le loro parole sono belle di per sé, indipendentemente dalla trama dei romanzi. Scrittori paragonabili a Eric Clapton, che suona divinamente ma le cui continue variazioni e svasature non consentono ad ascoltatori sognanti di ricordare alcuna melodia.
Ebbene, io non sono un grande scrittore e questo mi costringe ad avere una buona storia da raccontare. Continuando la similitudine musicale, io sono l’autore di jingles che la gente fischietta sotto la doccia. E ne vado fiero.”
I Suoi libri sono più o meno in tutte le case. Come la fa sentire sapere di essere così al centro del panorama letterario italiano attuale?
“Ovviamente ne sono felice e orgoglioso. Potrebbe finire tutto domani, ne sono consapevole, ma prendere un aliscafo, come mi è successo oggi, e trovare uno sconosciuto che legge il mio Ricciardi più recente in maniera tanto attenta e partecipata da mostrarsi quasi infastidito per il fatto di essere arrivato a Napoli e doversi interrompere a poche pagine dalla fine per sbarcare è davvero un grande regalo che la vita mi ha fatto.”
Benedetta De Nicola