Storia delle terre e dei luoghi leggendari
di Raffaele Iorio
Alcune persone, fin da piccole, sono sempre state affascinate dalle storie di luoghi lontani nel tempo e avvolti dal mistero. Alcuni di essi hanno spinto gli uomini a cercarli. Storia delle terre e dei luoghi leggendari è il libro di Umberto Eco che fa al caso loro.
Lo ammetto, da piccolo mi capitava di girare davvero poco. Me ne restavo a casa a guardare la tv che, nonostante l’opinabilità, mi ha insegnato tanto. Restavo ore a osservare un freddo scatolone elettronico che alimentava la mia curiosità con documentari, storie e leggende. Così, tra tutti i ricordi dell’infanzia, me ne torna in mente uno in particolare: immaginavo che la fine del mondo fosse la città di Palma Campania, un piccolo comune della provincia di Napoli. Ricordo perfettamente: la città era per me avvolta nel mistero, ne sentivo parlare spesso ma la mia mente non riusciva a figurarsi dov’era. Ne creai addirittura un mito.
Così, crescendo, tra i primi propositi ci fu quello di dirigermi a Palma Campania, tra l’altro non lontanissima dalla mia città. Avevo soddisfatto la mia curiosità e potete immaginare cosa ho provato.
Storia delle terre e dei luoghi leggendari è il libro adatto a chi come me è cresciuto a pane e mistero. Edito nell’ ottobre del 2013 dalla case editrice Bompiani e scritto da Umberto Eco, il libro ha come tema centrale quelle terre e quei luoghi che sono stati capaci di creare dei “flussi di credenze” o più semplicemente hanno indotto gli uomini a crederli davvero esistiti e a cercarli. Sfogliando le prime pagine si è subito catapultati in un viaggio che va da “La terra piatta e gli antipodi” passando per “Atlantide, Mu e Lemura” e terminando con “I luoghi romanzeschi e le loro verità”. Come ci si poteva aspettare, però, tra questi non figura Palma Campania, è davvero un peccato.
Tutto ciò è rinchiuso in uno schema fisso: ogni capitolo include sotto un titolo comune diverse terre o luoghi e alla fine d’ognuno di questi capitoli c’è un’appendice di antologie d’autore in cui sono citate le storie di volta in volta trattate. Un esempio è il racconto della scomparsa della città di Ys (vecchia leggenda bretone) ripresa dall’ autore Georges-Gustave Toudouz nel Le petit roi d’Ys:
- “[…] E mi raccontò che una volta, ma tanti, ma tanti anni or sono…
- Sì, nel V secolo dell’era cristiana.
- Può darsi! Insomma, quando la Francia non era ancora la Francia […] mi raccontò che la baia di Douamenez non esisteva, che fra il Capo della Capra e la Punta del Raz c’era, sopra una diga, una città magnifica, Ys, governata da un vecchio Re molto saggio, Gradlon, che aveva una figlia cattiva cattiva, Ahès…”
Il racconto di Toudouz ci spiega l’atroce fine che è toccata alla città di Ys: Ahès, mentre il padre dormiva, si lasciò convincere da un giovane (il diavolo) a rubare la chiave d’oro delle chiuse che trattenevano il mare. Le chiuse furono aperte facendo così sommergere la città. Si perse ogni traccia di Ys.
Il libro è ricco di credenze e di personaggi che ruotano intorno a luoghi e terre leggendarie. Insolito è l’aneddoto sulla polvere di simpatia utilizzata come spunto per calcolare il meridiano. Uno dei problemi principali della navigazione dei tempi passati era, infatti, l’impossibilità di creare rotte precise. L’unico modo per stabilire il meridiano sarebbe stato quello di appurare l’ora locale e conoscere quale ora fosse nel meridiano di partenza. Tra le tante ipotesi per ovviare al problema la più curiosa è sicuramente questa:
“Si era convinti, nel XVII secolo, che la polvere di simpatia, o unguento armario, fosse una sostanza che si doveva spargere sull’arma che aveva prodotto una ferita, ancora cosparsa di sangue, o su un panno intriso del sangue del ferito. Allora l’aria avrebbe attirato gli atomi del sangue e con essi gli atomi della Polvere. A loro volta gli atomi che fuoriuscivano dalla ferita sarebbero stati attirati dall’aria circostante. Così gli atomi del sangue, sia quelli provenienti dal panno o dall’ arma che quelli provenienti dalla piaga, si incontravano e venivano attirati dalla ferita; la Polvere penetrava nella carne e accelerava la guarigione. Il che era possibile anche quando il ferito era lontano.
Ma, per lo stesso principio, se sull’ arma che aveva colpito, anziché la Polvere, si fosse posta una sostanza fortemente irritante, il ferito ne avrebbe ricevuto un impressione di dolore acuto.”
Il piano, in pratica, fu quello di ferire un cane, partire per un luogo lontano e cospargere, ad un’ora concordata, la sostanza irritante sulla lama che aveva colpito la bestiolina. I latrati di dolore avrebbero annunciato l’ora esatta.
Geniale non trovate?
Eco, così facendo, crea un connubio perfetto unendo luoghi, curiosità e aneddoti ad uno stile molto piacevole, non ci si stancherà mai di leggere.
Storia delle terre e dei luoghi leggendari, come avete avuto modo di capire, è un libro che vale tanto, indispensabile per chi ama il mistero. L’unico modo per scoprire se dico il vero è andare in libreria. A me non resta che augurarvi una buona lettura.