AMERICAN GODS – RELIGIONE 2.0
Il rapporto umanità – fede è sempre stato una questione spinosa e delicata da affrontare, ma Neil Gaiman è riuscito a parlarne in una maniera del tutto nuova, puntando la lente di ingrandimento sulla “lotta tra vecchia e nuova fede”.
Il 30 aprile 2017 la rete televisiva Starz trasmette il primo episodio della serie American Gods, basata sull’omonimo romanzo di Gaiman e ideata da Bryan Fuller e Michael Green. Questa trasposizione ha raccolto il favore della critica così come quello del pubblico, divenendo una delle serie di spicco di tutto il 2017.
La storia narra le vicende di Shadow Moon, il quale, appena uscito di prigione, incontra l’enigmatico Mr. Wednesday; Moon, dopo diverse richieste, inizia a lavorare per lui, pur non sapendo in cosa consista veramente il suo impiego.
Mr. Wednesday è interpretato da uno strepitoso Ian McShane che, nonostante sia il co-protagonista, ruba la scena in tutti i momenti in cui compare, a discapito del protagonista Shadow Moon, interpretato da Ricky Whittle, che ne esce abbastanza sottotono. Il resto dei personaggi sono ben caratterizzati e molto interessanti, con un paio di eccezioni.
Il viaggio di Mr. Wednesday, per reclutare antichi “amici” in prospettiva della futura guerra, è una metafora della fede antica, delle vecchie credenze che si trovano a “combattere” contro i nuovi culti mediatici: si attinge a piene mani dalla mitologia norrena, slovena, araba, cristiana, celtica e chi più ne ha più ne metta; una miscellanea di antichi e nuovi credi che funziona benissimo, senza essere né eccessiva né banale.
Attraverso flashback e diverse sottotrame, si vedranno le varie tappe evolutive della fede umana, dalle sue arcaiche origini fino ad arrivare alla moderna tribalità del presente.
Visivamente è una delle serie più spettacolari che ci siano al momento: alcuni frame sono dei veri e propri quadri da incorniciare, dati da un ingegnoso uso dei colori che, uniti ad uno spazio ben studiato e ad una computer-grafica misurata ma eccezionale, danno vita a veri e propri “orgasmi visivi”. La sigla, onirica e psichedelica, è già un fulgido esempio di tutto ciò ed è impossibile da mandare avanti.
La musica è un altro punto forte di questa serie: la storia viene accompagnata da sonorità jazz e blues, che si fondono bene con la situazione e la risaltano.
La storia viene raccontata in maniera intrigante, anche se non mancano dei passaggi abbastanza contorti che potrebbero non risultare immediatamente chiari.
Seppur la prima stagione conti solo 8 episodi si possono riscontrare, purtroppo, un paio di puntate più sottotono rispetto alle altre: le puntate di approfondimento del background di alcuni personaggi risultano meno interessanti e coinvolgenti, rispetto a quelle inerenti alla storia vera e propria; è come se queste puntate siano quasi dei riempitivi per allungare il tutto, che in una stagione di 8 episodi sono abbastanza fuori luogo. La prima stagione funge da prologo per gli eventi che andremo a vedere dalla seconda in poi, quindi certi momenti più riflessivi ci possono pure stare.
E voi in cosa credete?
Davide Cacciato
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