Il cuore del Signor Gauguin: il potere terapeutico dell’arte
“La Bellezza salverà il mondo.”
È questa una citazione usata fino all’abuso che da anni rimbalza su bacheche Facebook e profili Instagram quasi con la stessa frequenza de “l’essenziale è invisibile agli occhi”, celebre ritornello de Il Piccolo Principe.
Scritta da Fedor Dostoevskij nel suo romanzo L’Idiota, è seguita, subito dopo, da una domanda: “ma quale Bellezza salverà il mondo?”. Le sue declinazioni sono infatti varie quanto sono varie le passioni che la scatenano e che, se non proprio il mondo, sicuramente salvano ognuno di noi, continuamente.
Per quanto mi riguarda, è la scrittura. Una delle cose più belle che mi siano mai state dette è: “Marzia, tu scrivi sempre cose felici, ma come fai?”. Alla persona che me l’ha chiesto, ho risposto che è perché quando sono triste non scrivo… mangio! In realtà, però, mi capita di scrivere anche quando sono triste e quando smetto mi sembra di esserlo un pochino di meno.
Questo perché credo fortemente nel potere terapeutico delle passioni e nella necessità, se non nel dovere, di fare le cose che mi piacciono: in fondo, essere felici è un lavoro faticosissimo e non è possibile darlo in appalto a nessuno, quelli che non si prendono la responsabilità della propria felicità e si crogiolano nella loro tristezza probabilmente la tristezza non l’hanno mai capita.
Insomma, bisogna far crescere i fiori nei camposanti, diceva qualcuno. O i cuori sugli oceani, come probabilmente direbbe Paul Gauguin.
Quand’è appena un ragazzino, il piccolo Paul s’imbarca con la famiglia diretto verso il Perù. Con lui ci sono sua madre, suo padre, il fratello più piccolo e, soprattutto, Red, un cagnolino immaginario che in realtà è arancione, ci tiene a precisare Paul, ma si chiama comunque Red.
Durante la lunga traversata, però, accade l’impensabile: il Signor Gauguin ha un malore e muore. Tra le lacrime, tutto quello che la Signora Gauguin riesce a dire ad un disorientatissimo Paul è: “Se l’è portato via il suo cuore”.
Incapace di dare un senso all’accaduto, il piccolo passa le sue giornate da solo, camminando su e giù per il ponte assieme al fido compagno immaginario, ormai una presenza sentita e accettata da tutti, passeggeri ed equipaggio.
Se ne sta così, appoggiato al parapetto a guardare svogliatamente verso l’orizzonte quando davanti a lui il sole del tramonto, rosso e smisurato, prende le sembianze di un enorme palloncino, dentro al palloncino c’è un cuore ed attaccato al filo del palloncino rosso c’è il signor Gauguin, che lo saluta e vola via.
Questo tenero commiato si ripresenta davanti al bambino ogni sera e quando la nave finalmente attracca, Paul si rifiuta di scendere a terra: non vuole convincersi a separarsi da quei brevi momenti di sollievo al tramonto, sull’oceano.
Si fa avanti allora un vecchio passeggero che per giorni l’aveva osservato misurare passo passo il pavimento del ponte, parlucchiando con lo spazio vuoto al suo fianco che aveva il nome di Red.
“A Red non ci pensi?” gli dice.
“Non pensi che abbia bisogno di spazio per vivere, e grandi prati in cui correre?”.
E lo invita ad andare a trovarlo il giorno dopo, al parco, perché vuole mostrargli qualcosa… Ovviamente, con Red!
Paul si lascia convincere, scende giù dalla nave e docile segue la mamma verso la loro nuova casa, la loro nuova vita così improvvisamente piena di incognite e sfide. Il giorno dopo, però, va a cercare il vecchio passeggero nel parco cittadino.
Questi si rivela essere un pittore. Un mago, anzi, gli dice. Sotto gli occhi pieni di stupore del bambino, nelle mani del vecchio prendono vita colori e pennelli, e sulla tela di fronte a lui, proprio come per magia, compare un’arancia uguale a quella che ha in grembo.
“L’arte è un trucco” gli spiega il vecchio mago.
“Puoi fare quello che vuoi: puoi creare cose dal nulla, far sparire i dolori, prolungare la tua vita! Guarda: ho dipinto quest’arancia. Quando l’avrò mangiata, sarà sparita eppure sarà ancora qui, sulla mia tela. Questa qui è immortale”.
Dopo un intero pomeriggio passato ad imparare i segreti della vita eterna, il piccolo Paul richiama Red dalle sue corse immaginarie nell’immenso parco e si avvia verso casa con sottobraccio una tela, dei pennelli e un tubetto di colore, regalo del vecchio pittore.
Arrivato a casa, si chiude nella sua stanza e dipinge un immenso cerchio rosso, e nient’altro. Poi, semplicemente, annuncia alla madre che ha deciso: da grande farà il mago!
Quando, anni e anni dopo, Paul Gauguin diventerà uno degli artisti più famosi al mondo, si dirà di lui che la sua pittura sembra avere influenze vagamente giapponesi, e chi avrà conosciuto quel suo primo dipinto penserà proprio alla rappresentazione della bandiera nipponica.
Quello che non sapranno mai, invece, è che l’arte Paul Gauguin l’ha salvato veramente, e che quell’enorme sole rosso racchiude invece, e per sempre, il ritratto del cuore del signor Gauguin.
Marzia Figliolia
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