L’autoritratto di Michelangelo: uno dei tanti misteri di una personalità “particolare”
di Luisa Ruggiero
Michelangelo Buonarroti è considerato una delle personalità di spicco del Rinascimento italiano, sicuramente per la sua indiscutibile bravura. Le sue opere sono, ad oggi, tra le più note per intensità, per la perfetta bellezza e la cura dei dettagli, ma anche per l’alone di mistero presente attorno alla sua enigmatica figura.
Dopo secoli Michelangelo continua a far parlare di sé, questa volta attraverso il ritratto del 1525 di Vittoria Colonna, amica intima dell’artista ed anch’essa personaggio di spicco dell’epoca. Secondo un articolo pubblicato dal professore Deivis de Campos sulla Clinical Anatomy, la rivista dell’Università federale di Scienze della salute di Porto Alegre, in Brasile, non ci sarebbero dubbi: tra le pieghe delle vesti dell’abito della donna si celerebbe una caricatura del volto dello scultore. Ma Michelangelo non è nuovo a questo tipo di messaggi in codice.
Quasi un anno fa il gruppo di studiosi della Clinical Anatomy aveva portato alla luce una serie di disegni segreti che Michelangelo realizzò in un loculo di 7 metri per 2 sotto la sacrestia di San Lorenzo. In quel luogo, l’artista, dovette nascondersi per sfuggire all’ira di Alessandro de’ Medici, il quale voleva giustiziarlo.
Lo stanzino, collocato sotto le Cappelle Medicee, è pieno di quelli che sembrerebbero disegni preparatori, tracciati con il carboncino, raffiguranti un uomo pensoso che assomiglia allo stesso Michelangelo e che ricordano un autoritratto dell’artista del 1509, nel quale si era raffigurato al lato di un sonetto dedicato all’amico Giovanni da Pistoia. In quello schizzo si era ritratto in posizione eretta, intento nel dipingere la Cappella Sistina.
Nell’autoritratto rinvenuto nel dipinto di Vittoria Colonna, il quale, come specifica lo studioso che ha approfondito la faccenda, Deivis de Campos, sembrerebbe più una caricatura, si sarebbe raffigurato invece chino, nell’atto appunto di dipingere il volto dell’amica. All’anno scorso risalgono anche i simboli pagani che rimandano all’apparato riproduttivo femminile rinvenuti nelle decorazioni delle Cappelle Medicee a Firenze, raffigurazioni simili a quelle scoperte negli affreschi della Cappella Sistina in Vaticano.
Questo ritrovamento giunge quasi in contemporanea con il restauro del mezzo busto dell’artista realizzato da Daniele di Volterra su commissione del nipote di Michelangelo, Leonardo Buonarroti. L’opera, realizzata quasi novant’anni dopo la morte del grande artista, nel 1564, costituisce una delle punte di diamante della Galleria dell’Accademia di Firenze nella Galleria dei Prigioni.
“Il restauro dell’importante ritratto di Michelangelo realizzato da Daniele da Volterra, restituisce, in tutto il suo splendore, il vero volto del grande maestro del Rinascimento. Il busto di Michelangelo, collocato proprio all’ingresso della Tribuna, accoglie, idealmente, il pubblico che, da ogni parte del mondo, viene ad ammirare i suoi capolavori”, afferma Cecilie Hollberg, direttrice della galleria.
Gli autoritratti, i simboli, i dettagli, sono tutti riferimenti, una sorta di firma con cui l’artista contrassegnava le proprie opere; forse un modo attraverso il quale, avrebbe cercato di aggirare il divieto vigente all’epoca per gli artisti di firmare le proprie opere, o forse un espediente attraverso il quale Michelangelo ha intessuto la fitta trama della sua arte, l’arte immortale di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.