“Ragazze cattive”, il fumetto e i dietro le quinte
di Ilaria Arnone
“Ragazze cattive” è il titolo del fumetto coreano dell’autrice Ancco, premiato in Francia e dal 12 aprile disponibile anche in lingua italiana. Il 27 aprile abbiamo avuto la fortuna di assistere alla conferenza tenutasi nell’antisala degli specchi di palazzo Corigliano, sede dell’Università “L’Orientale” di Napoli, in presenza dell’autrice, della traduttrice italiana del fumetto Roberta Barbato, di Andrea De Benedittis, docente di Coreano presso l’ateneo, e dell’esperto e critico di fumetti Alessio Trabacchini.
È proprio grazie a Roberta, studentessa dell’ateneo, che la conferenza ha avuto modo di tenersi in questa sede. Ancco, spronata dalle domande dei presenti, ha svelato i retroscena di questo singolare fumetto. Si parla di violenza, nuda e cruda, ma lo si fa con serenità e “leggerezza”, senza vittimismo. Questo è “Ragazze cattive”, un progetto decennale di una giovane donna che racconta la sua storia, le violenze subite in famiglia e di come queste stesse violenze non fossero avvertite come tali. «Io non volevo denunciare nessuno» dice Ancco e aggiunge «non avevo niente da esorcizzare». Nonostante tutto, afferma di ricordare quelli come anni felici in cui “le botte” facevano solo da sfondo, erano normale routine. Il forte commento di Alessio Trabacchini ci fa capire che “Il fumetto le botte te le fa sentire”. Il critico si lascia andare a questo commento parlando del progetto, descrivendo come nelle scene in cui la violenza viene mostrata in tutta la sua crudezza, non vi sia ambientazione. Intorno alla vittima c’è solo bianco, un sordo vuoto che la contorna, come se oltre quei momenti non vi fosse altro, tanto che lasciarsi andare a descrizioni sarebbe superfluo.
Si tratta di un fumetto che non vuole essere politico ma che inevitabilmente lo diventa, mettendo a nudo la violenza di quegli anni, gli anni ‘90, in cui la Corea attraversava un forte periodo di carestia. Ancco ci rivela di far parte dell’ultima generazione di ragazzi che subirono gravi violenze anche all’interno del sistema scolastico, entrando anche in dettagli dolorosi, ma sempre con un atteggiamento sereno e disteso.
Durante la conferenza si è parlato di come questo elaborato abbia sì una buonissima componente di elementi tetri e cupi ma che, allo stesso tempo, abbia anche delle sfumature “grigie” al suo interno. Si colloca in un limbo tra toni neri, quindi sofferenza, violenza e dolore e toni più chiari, di amicizia, affetto, voglia di divertirsi e anche voglia di capire. Non a caso il fumetto si apre col titolo “Giorni incomprensibili”, il che potrebbe anche anticipare il metodo narrativo dell’opera, fatta di flashback e di ricordi confusi. La traduttrice, la quale ha avuto modo di vivere e analizzare appieno l’elaborato, lo definisce come “uno spaccato della vita dell’essere umano”, riferendosi appunto alla contraddittorietà della protagonista che emerge all’interno delle pagine, una contraddittorietà che potrebbe perfino portarci a considerarla ipocrita. Non è forse anche questo tipico dell’essere umano? L’autrice sembra limitarsi a raccontare una storia, la sua. Non vi è un lieto fine né una tragedia: è solo la vita.
L’autrice è stata ospite durante l’ultima edizione COMICON presso lo stand della casa editrice “Canicola”, riscuotendo un grande successo, tanto da far registrate un sold-out della sua opera.