I cavalieri medievali: dalle verità storiche alle leggende fantasy
di Antonio Alaia
Da sempre i cavalieri fanno da protagonisti alle più avventurose trame che siano mai state scritte, dalle canzoni cavalleresche delle chanson de geste ai racconti fantasy medievali.
La loro figura è sempre stata accostata a quella di un uomo coraggioso, leale, avventuroso, passionale, uno che lotta con e per l’amore, seguendo il suo codice d’onore fino alla morte.
Ma da dove deriva tutta la loro fama, e soprattutto, erano davvero così?
I cavalieri erano dei “liberi professionisti”, dei mercenari che si vendevano ai signori feudali in cambio di terre e beni.
Il servizio militare che offrivano, oltre ai rischi, era fine all’arricchimento a seguito delle azioni belliche che portavano a termine.
I guadagni provenivano, oltre che dagli omaggi del signore, dai vasti bottini di guerra rapinati e dal riscatto dei prigionieri, specie se di alto lignaggio. Ciò costituiva un valido motivo che spingeva orde di cavalieri assetati di potere e denaro a immischiarsi nelle guerre interne del territorio italiano per ingraziarsi qualche potente signore feudale.
La strategia era quella di passare dal servizio presso altri alla formazione di una propria dinastia, e, magari, acquisire una propria signoria o conquistare un regno.
Un esempio sono i cavalieri Normanni del X-XI secolo che, dai territori della lontana Normandia (Francia) arrivarono in Italia spinti dal desiderio di avventura, soldi e terre, e approfittarono dei conflitti interni per accaparrarsi quanti più feudi poterono.
I primi normanni diretti verso il sud Italia, inizialmente si proposero come “body guard” a pagamento per i pellegrini che si recavano o tornavano dal santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo nel Gargano. Successivamente furono ingaggiati come mercenari nella difesa delle città costiere, dagli attacchi dei saraceni e soprattutto nelle ribellioni anti-bizantine in Puglia.
La loro strategia era quella di allearsi con i signori feudali più potenti negli scontri interni tra feudi per poter instaurare un rapporto di fedeltà e quindi ricevere una ricompensa.
Fu solo dopo l’XI secolo che questi, anche grazie alla Chiesa, iniziarono a instituire una prima forma di “statuto” del cavaliere per controllare la loro condotta.
Infatti, è in questo periodo che nasce il famoso “codice cavalleresco”, quello che ha definitivamente consacrato la fama e l’idea di onore cavalleresco nella cultura generale.
Con il Codice Cavalleresco, si definivano i doveri fondamentali dei cavalieri che intanto erano diventate figure nobiliari de facto. Doveri fondamentali di ognuno erano: la difesa del proprio onore e, ancor più importante, quello del signore, difendere la fede, mantenere la parola data, proteggere i deboli, gli orfani e le vedove, combattere sempre a favore della giustizia.