Due armature per un cuore malato
di Maria Cristiana Grimaldi
“Guardate il modo straordinario con cui avanza! Ascoltate i suoi potenti passi mentre si fa sempre più vicino… Oggi siete destinati ad incontrare L’INVINCIBILE IRON MAN.”
Creato nel 1963 e pubblicato per la prima volta su Tales of Suspense, Anthony Edward Stark, noto soprattutto come Iron Man, era fortemente impregnato di un carattere anticomunista, tipico del periodo della Guerra Fredda. Difesa nazionale e tecnologie caratterizzavano le prime storie finché, pian piano, il personaggio non acquisì maggiore spessore psicologico e complessità caratteriale.
“L’eroe imprenditore”, a cui aveva pensato Stan Lee, si è fatto strada tra gli altri come emblema del capitalismo e novità assolutamente impopolare per il genere di lettori che la Marvel aveva in quel periodo. L’idea era proprio questa: mettere al mondo un carattere difficilmente apprezzabile e moralmente equivocabile, per il suo mestiere di creatore e venditore di armi, ma dotarlo di una personalità ben diversa dalla spocchiosa immagine che spacciava di sé.
Tony Stark, sotto l’armatura, sotto la pelle piacente e il suo sorriso beffardo nasconde una personalità fragile e sofferente, proprio come qualsiasi persona normale, ma con due corazze a prendersi i colpi: una esoscheletrica di leghe metalliche, l’altra di carne e ossa.
Il dramma esistenziale si tradurrà anche in abuso di alcol e in un serio problema di dipendenza. Il suo cuore è fragile, in ogni senso. Senza la macchina, senza alimentazione artificiale, smetterebbe di battere. Si tratta di un eroe che diventa tale per necessità, per sopravvivere, come ci raccontano la sua storia editoriale e quella cinematografica anche se ambientate in anni differenti e in contesti politici apparentemente mutati, ma in cui la presenza dell’America risulta sempre ambigua e catalizzatrice di guerre di qualsiasi genere.
La Marvel ha creato un uomo in grado di sostituire e potenziare le infinite armature che veste di volta in volta, ma non di cucirsi uno spazio sicuro nella sua mente, nella sua interiorità: un altro spaccato introspettivo da aggiungere alla collezione di eroi/antieroi che abitano questa casa.
Come la scheggia che minaccia il suo cuore rendendolo debole emotivamente, sono le sue paure e le sue cadute a determinarne la potenza espressiva, il dramma che lo ammala e lo trasforma ne L’Invincibile Iron Man.
“I am Iron Man.
Has he lost his mind?
Can he see or is he blind?
Can he walk at all,
Or if he moves will he fall?”