Na tazzulelle e’ cafe
di Paola Palumbo
Il caffè è sacro, è un modo per vedersi, per fumare una sigaretta, p’acconcià a vocca; insomma, ogni scusa è buona per bere caffè.
È la bevanda più diffusa dopo l’acqua. Il paese di maggior consumo è la Finlandia, al 12esimo posto c’è l’Italia.
Secondo alcune ricerche l’orario migliore per bere caffè va dalle 9:30 alle 11:30, ma questo non fermerà gli amanti di questa bevanda dal berne fino a tarda sera. Inoltre, il caffè blocca la fuoriuscita delle ghiandole lacrimali, allontana quindi la tristezza. Ciò lo ritroviamo addirittura in Omero nel quarto canto dell’Odissea, che definisce il caffè: “Utile contro i dispiaceri, i rancori e la memoria dei dolori”.
Si narra che la Regina d’Egitto avesse regalato ad Elena di Troia dei chicchi di caffè e che quest’ultima li avesse mescolati al vino e serviti a Telemaco ed i suoi compagni per tirarli su, poiché erano in pensiero per la scomparsa di Ulisse.
Tanti miti e racconti trattano del caffè che, però, rimane sempre sotto l’ombra del mistero. Tra questi quello ritenuto più vicino alla realtà è il mito di Al Shadhilly, santo patrono dei consumatori di caffè e dei coltivatori.
Alì Bin Omar Al Shadhilly, secondo la leggenda, venne esiliato su di una montagna senza viveri, infatti si procurava il cibo da sé, poiché accusato di aver offeso l’onore della figlia del re. Un giorno decise di preparare un decotto di caffè: fu una scoperta sorprendete contro il prurito che dilagava nel villaggio vicino. Grazie a ciò venne perdonato e fatto ritornare in patria, dove continuò gli esperimenti con le bacche di caffè per usi curativi.
Ma perché il caffè viene definito “espresso”?
Inizialmente questa bevanda doveva essere di veloce preparazione, non si voleva raggiungere un sapore denso e deciso, ma si volevano ottimizzare i tempi. In effetti, anche in meno di un minuto possiamo degustarlo.
Il caffè è sempre stato un punto di riferimento per poeti, musicisti, pittori. L’esempio più importante è Johann Sebastian Bach, che compose Kaffeekantate, nella quale si racconta la storia di una giovane fanciulla amante del caffè. Per limitare questo vizio il padre minacciò di non farla convolare a nozze se non avesse smesso: lei accettò, si sposò, ma inserì nella clausola prematrimoniale che dopo le nozze avrebbe potuto bere tutto il caffè che desiderava.
Ecco questo è proprio l’esempio che il cosiddetto oro nero, a volte, non è semplice piacere, ma diventa un vizio, come le sigarette, la droga, i videogiochi e qualsiasi cosa possa appassionare o anche ossessionare un individuo.
Ma se proviamo a chiedere ad un napoletano cos’è il caffè, sicuramente direbbe che è una tradizione, è un culto, è la storia stessa del paese.
Magari ti incontri così per caso con una persona che non vedevi da molto, un vecchio amico o anche solo un conoscente e qual è il modo migliore per scambiare due chiacchiere? Chiedere se vuole un caffè. Rifiutare un caffè a Napoli è un affronto, anche se due minuti prima ne abbiamo preso uno, dobbiamo accettare.
Siamo esattamente nel 1771 e si narra che nella Reggia di Caserta vennero ingaggiati i primi baristi per offrire a tutti gli invitati al ballo del caffè, idea realizzata grazie a Maria Carolina D’Asburgo. Così si diffonde l’oro nero a Napoli.
Sull’etimologia di questa bevanda ci sono varie ipotesi, la prima fa discendere questo termine dalla parola araba “qahwa”, ossia bevanda con effetti stimolanti, ma successivamente viene sostituita con “kahve” che è il corrispettivo italiano di caffè.
La seconda ipotesi fa discendere il termine da “Caffa”, una regione dell’Etiopia dove cresce la pianta più diffusa di caffè. Seguendo questo secondo pensiero, bisogna trattare di una leggenda…
Ci troviamo a Caffa, qui un pastore nota che le sue pecore, dopo aver mangiato delle bacche, acquistano una grande forza, così decide di portarle ad un monastero. Qui viene preparato un infuso che riesce a tenere svegli i monaci tutta la notta per la preghiera, così nasce il termine sopra citato “qahwah”, da questo momento ritenuta una bevanda stimolante ed eccitante.
Insomma, la storia dell’oro nero è complessa e piena di leggende… ma ora ci vorrebbe proprio ‘na tazzulella e ‘cafè.
E tu quanto caffè bevi?