“Tutto è relativo”, anche durante i pasti
di Antonio Liccardo
A tavola non si invecchia, se sappiamo fare i conti. Tre piccoli consigli pratici per capire che basta davvero poco per capirne di più.
Impariamo a conoscere il nostro pane quotidiano
Tempo fa, un famoso sito di benessere e salute pubblicò la straordinaria notizia che i semi di cocomero contenessero alti quantitativi di minerali, vitamine e addirittura proteine.
Questa rivelazione fece il giro della rete e come nel più classico gioco del telefono senza filo, man mano venivano meno le parti più importanti. Una volta si ometteva la tipica dicitura “tanta proteina in tot porzioni”, successivamente si dimenticava di specificare “facciano attenzione coloro i quali soffrono di problemi intestinali”, e altre disposizioni importanti.
Risultato? Numerosi sportivi, dopo giorni di colazioni a base di zuppiere colme di semi di cocomero, al posto di effettuare piegamenti su panca si ritrovarono ripiegati sulla pancia.
“Tutto è relativo”, affermò l’omino di cui ben ricordiamo mustacchi, linguaccia e pensiero. E anche nell’alimentazione ciò non cambia affatto.
Prendiamo in esame l’esempio riportato all’inizio per tenere presente i tre punti fondamentali di un’alimentazione ben oculata.
Quantità: dire che un determinato alimento contiene un determinato elemento, senza calcolarne le proporzioni, è come enunciare una bella frase cui però manca la giusta punteggiatura. L’unità di misura sulla quale imparare a basare i nostri calcoli è il principio “quantità per 100 grammi di alimento”, dicitura tra l’altro presente sui prospetti informativi della quasi totalità dei prodotti da banco.
100 g di semi di cocomero contengono più o meno 25 g di proteine. Notevole, se si pensa che 100 g di mandorle sgusciate ne contengano “solo” 20 g. Ma un conto è mangiare una manciata di mandorle, un conto è tapparsi il crasso con cucchiaiate di semi di cocomero…
Qualità: basti ragionare a scaletta: “crudo/fresco > conservato > cotto/preparato”. Vuol dire che l’ortaggio che ha appena lasciato la Madre Terra o il pesce che ha salutato Nettuno inizia a perdere inesorabilmente le sue proprietà, figurarsi se ci mettiamo le mani sopra.
Ad esempio, il salmone fresco contiene 280 mg di fosforo ogni 100 g, quello affumicato invece, nella stessa quantità, circa 250 mg. Bazzecole, in confronto ai ben 750 mg apportati dai semi di cocomero. Già il solo aprire un’anguria ci fa sentire più intelligenti, no? No. Decisamente no, soprattutto se consideriamo l’ultimo ma definitivo punto:
Gusto: a volte, anche soltanto mangiando un pasto nel momento giusto della giornata si può far frizzare di piacere le papille gustative e rendere la giornata più godibile. L’acido folico nei semi di cocomero è il doppio di quello contenuto nei cereali da colazione (in media, e a seconda del tipo, 200 microgrammi ogni 100 g).
Ma siete pronti a sostituire lo scrocchiare dei corn flakes inzuppati nel latte con l’onomatopeico suono di denti fracassati sui semi di anguria inzuppati nel… in effetti, in che vorreste inzupparli, ‘sti semi?
In sintesi: è giusto sperimentare, in particolar modo a tavola. Sempre e comunque nel rispetto delle vostre necessità e, laddove possibile, secondo i propri gusti.
Però non facciamoci sempre riconoscere: smettetela di sputare i semi di anguria su chi vi capita con la scusa di avere i diverticoli!