Erano uccelli con le ali
Due testimonianze della stessa persona, due visioni lucide e pesanti nella medesima vita. Perdonami donna per essermi mancata di rispetto.
– Signorina ma lei è sicura di aver visto un uccello con le ali? –
La seconda volta che ho chiamato le forze dell’ordine ho ricevuto tale risposta.
Faceva freddo, quel freddo che amo e che mi raggelava. Parlavo a cellulare con Angela, la mia compagna rappresentante di classe. Discutevamo di interrogazioni da programmare, di situazioni da sbrogliare. Sedevo tranquilla sullo scalino della stazione di Sant’Agnello, a due passi dalla mia vecchia casa.
Sedici anni, un cappotto nero e la testa bassa. La circumvesuviana faceva le bizze e alle 18.00 scoccava il ventiseiesimo minuto di ritardo. Alzo lo sguardo e a meno di due metri da me vedo per la prima volta nella mia vita un pene.
– Perché hai chiamato, e se poi questo ti segue e ti fa qualcosa –
Tutto buio, l’orologio va avanti. Continuo a parlare al cellulare, mi alzo. Nessuno in giro.
Lui si volge verso di me ovunque io mi sposti. Ho paura. Poi entra un ragazzo con una borsa da calcio, mi rifugio nei suoi pressi. Mia madre non risponde, il treno non arriva, le forze dell’ordine non mandano nessuno.
Richiamo, siamo per la seconda volta.
– Signorina ma lei è sicura di aver visto un uccello con le ali? –
Non avevo particolari pretese sul primo pene che avrei visto, ma speravo non sarebbe stato quello di un ubriacone allora cinquantaseienne in una lugubre stazione.
La legge predispone che un minorenne non possa frequentare da solo luoghi che non siano nei pressi della scuola o della chiesa.
L’ uomo del pene ricevette un foglio di via di due mesi circa, solo perché io mi impuntai. Oggi, quando torno a Sorrento, prende il treno con me da Castellammare, bivacca sotto casa di mia madre e mi fissa, lui sa che è stato la mia prima volta.
Fino a quando non capita, non ti rendi conto. Un uomo che ti picchia è solo disgustoso, indegno. Non è un uomo. Eppure, anche io, che l’ho sempre pensata così, mi sono fatta schiaffeggiare tre volte da un uomo. Tre sono i tradimenti di Giuda, tre sono stati solo una parte dei miei errori. La tiritera è sempre quella. Cambierà, non è stato voluto, lo hai istigato.
Mi sono vergognata di aver subito. E invece no, io voglio che sappiate, che mia sorella, mia figlia, il mio ragazzo, le mie amiche, sappiano. Io ho accettato un comportamento deleterio, distruttivo, violento, manipolatorio e disgustoso. Voglio che voi sappiate che non siete sole, che potete farcela e che potete insegnare ai vostri figli il rispetto. Sono qui, ora, a domandarmi scusa per essermi mancata di rispetto.
Scusami, donna, per essere stata negligente con la stima per me stessa.
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Benedetta De Nicola