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Vinilici, l’amore per la musica e l’elogio della lentezza

di Sveva Di Palma 

“Non c’è macchina del tempo più bella di un disco in vinile.”

Vinilici è l’ironico titolo scelto da Fulvio Iannucci (regista), Vincenzo Russo (sceneggiatore) e Nicola Iuppariello (ideatore e autore) per il film prodotto da Iuppiter.eu e realizzato da Napoli Film Industry, nelle sale a partire dal 20 novembre.

La scelta dell’ironia, del primo impatto positivo e del tono scanzonato apre tuttavia la strada ad un docu-film profondo, nostalgico e commovente.

La musica è importante, il suo ruolo attivo nella vita quotidiana di ognuno è indiscutibile, indubitabile. È un ruolo insostituibile, per quanto il suo valore sia completamente personale e vari di soggetto in soggetto. Per qualcuno la musica è lavoro, ricerca tecnica; per qualcun altro è compagnia, sottofondo, colonna sonora di azioni piccole, minime.

Vinilici è un’ode a questa importanza, a questo ruolo. Il suo scopo principale, quello di diffondere un amore, una passione, parlare di un’arte riflettendo su tutte le sue componenti.

Il docu-film approccia alla musica in modo diretto, lasciando che a parlare per essa siano artisti che ne sono intrisi, satolli, circondati. Il film ci racconta la musica attraverso i suoi protagonisti, intervistando per ore Carlo Verdone, Mogol, Renzo Arbore, Red Ronnie, Bruno Venturini, Lino Vairetti, Claudio Coccoluto, Giulio Cesare Ricci, Renato Marengo, Claudio Trotta, Elio e le Storie Tese, Gianni Sibilla e tanti altri. Giovani e meno giovani, tradizionalisti e sperimentalisti, generazioni passate e promesse del futuro, proprio per non tralasciare nulla, per abbracciare una totalità musicale che senza storia non esisterebbe e senza proposte per l’avvenire avvizzirebbe.

Quello del giradischi, dei 45 e dei 78 giri è un mondo alla gran parte di noi sconosciuto, una lontana fascinazione, eco di un’era passata. Forse più felice, patinata, in tinte pastello. Per noi i vinili sono vintage. Oggi il vintage è di moda, è cool, “fa figo”. Molti giovani, seguendo questa onda di ritorno al passato, stanno cominciando a ricomprare, a cercare e a ricercare.

Tuttavia, parliamo di una nicchia, di una percentuale minima nel panorama musicale moderno. Ma è una nicchia che cresce, ci comunica questo film. É un 10% pieno, in crescita costante, un 10% appassionato, onnivoro, affamato di sapere.

Sarebbe impossibile continuare a considerare obsoleti i vinili, dopo la proiezione di questo documentario. Le sapienti immagini scelte da Iannucci, inquadrature volte a restituire e risvegliare il senso del tatto nello spettatore, fanno sì che la musica si possa riappropriare di una dimensione che sembra aver ormai perduto, quella della tangibilità.

Riconquistare un movimento, un gesto, quasi una danza rituale. Perché amare la musica significa dedicarle del tempo, della fatica, del lavoro. Ascoltare un vinile presuppone una dedizione totale, ritagliarsi una fetta di pomeriggio, di serata, solo per “mettere su un disco” e donargli momentaneamente le proprie orecchie.

Quanti di noi possono dire di avere questa capacità, questa pazienza, questa cura? Quanti di noi, immersi in Spotify e Youtube, possono dire di saper ascoltare un disco nella sua interezza, nell’ordine stabilito dal proprio autore, senza tralasciare nessun pezzo? Quanti di noi possono dire, dunque, di conoscere davvero la musica? La verità è che questi quesiti sono messi in ballo da Vinilici con delicatezza e tenerezza, senza aggressivo sdegno o scetticismo accusatorio.

Iannucci, Russo e Iuppariello vogliono suscitare nello spettatore calore, comunione, cultura.

I rapporti umani creati attorno ad un amore comune, ad una voglia di conoscere, collezionare e scambiare, sono protagonisti del film quasi quanto la musica. Il film segue i proprietari dei piccoli – ma anche grandi – negozi di vinili nelle loro azioni giornaliere, indagandone le storie personali e la stretta relazione con i dischi, dando vita ad una vera e propria micro-narrazione.

È un elogio della lentezza, del saper aspettare, del sapersi donare senza fretta e ansia precipitosa, un modo per contrastare il divorante e abbacinante mondo moderno.

Comprate un vinile, ammiratene la copertina, scopritelo, toccatelo. Poi avvicinatevi al giradischi, mettete su il disco, fatelo partire e sedetevi. Prima, però, chiudete la porta. Assaporate il suono, godetene, ascoltate invece di limitarvi a sentire. Esiste solo questo, adesso. Il resto è inutile. Siate nel momento. Amate il vostro presente, amate la musica.

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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