Aeterna, la saga fantasy per tutti
di Raffaele Iorio
Aeterna – La macchia nel sangue è il primo capitolo della saga d’esordio della giovane scrittrice Gabriella Ronza. Edito da Betelgeuse editore potrebbe essere il regalo giusto da condividere con tutti, grandi e piccini.
Viviamo in un’epoca, per nostra fortuna, in cui si sta iniziando a capire l’importanza di quello che viene chiamato in psicologia l’Io bambino che ogni persona si porta dentro. Se prima essere adulto comportava l’acquisizione di molte responsabilità, facendo sicché si reprimessero atteggiamenti ritenuti infantili, oggi non è più così. Siamo o saremo genitori che amano giocare sempre più ai videogiochi, vedere film d’animazione e leggere un buon libro per ragazzi.
È questo forse il primo pregiudizio da abbandonare quando ci si trova tra le mani un libro di genere fantasy, ma per fortuna oggi sono davvero in pochi ad assecondare tale pregiudizio.
Aeterna – La macchia nel sangue è il primo capitolo della saga d’esordio della giovane scrittrice Gabriella Ronza. Edito da Betelgeuse editore potrebbe essere il regalo giusto da condividere con tutti, grandi e piccini.
Protagonisti della storia i due eredi al torno, Hiriel principessa del regno di Marinia e Heric principe di Rogus che incontratosi da bambini vedranno cadere sui loro destini il peso di una potente maledizione. In Aeterna c’è tutto, leggendarie guerre, poteri soprannaturali e soprattutto l’amore, che – stando alle parole della sinossi sulla quarta di copertina – “l’epica fantastica non ha quasi mai”.
Attenzione però a non lasciarsi ingannare, quello descritto da Gabriella è un rapporto di odio e amore con un tratto marcato più sul lato distruttivo di tale sentimento. Non a caso l’autrice sceglie i celebri versi catulliani, Odi e t’amo, per introdurre la vicenda.
Se leggere o meno Aeterna sta al singolo lettore, tuttavia è opportuno fare qualche considerazione:
il contesto sconosciuto in cui ci si trova immersi potrebbe rendere la lettura delle prime pagine un po’ indigeste. Nomi nuovi per forza di cose si alterneranno facendo perdere, a volte, il filo della storia.
Attenzione a non cedere alla volontà di non proseguire, anche se so capiterà in pochi di voi. Gabriella ha un uso abbastanza consapevole della scrittura, l’utilizzo di alcuni termini ritenuti arcaici come il pronome personale “egli” anziché il più giovane “lui”, dialoghi in cui è forte una formalità d’altri tempi fanno sì che ci si senta effettivamente all’interno di un mondo lontano nel tempo, dall’altro lato la moderazione con cui utilizza tali forme, alternandole sapientemente con alcune più familiari, non ci faranno sentire mai estranei. Che sia un bene o un male, ancora una volta è il lettore a deciderlo io vi lascio con un pezzo tratto dal romanzo:
“I nome dei sacri regni di Marinia, Kora, Rogus e Arha, si benedica questo altare e il segreto che esso preserva. Temete le sue lettere come temereste le più orride torture e rispettatele come rispettereste il Cielo. Amore è il mezzo che apre questo sigillo, ma maledetto sia l’amore di colui che quivi entra con un’altra anima […] Colei a cui si legherà, con cui soffrirà, con cui piangerà, con cui si avvolgerà di desiderio e allegria e con cui morirà nella medesima Era, nello stesso anno, nello stesso giorno, nella medesima ora e nello stesso momento. Posthac et semper.”