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2.55: la storia di una borsa

di Carlotta Maschio

The best things in life are free. The second best are very expensive!”

Così recitava Coco Chanel, e come poterle dare torto! Le sue creazioni hanno affascinato intere generazioni fin dagli esordi, da quando, nei primi decenni del Novecento, la stilista iniziò a farsi strada con le sue creazioni di cappellini. Del tutto diversi da quelli in voga in quegli anni, molto più pratici e senza il bisogno di sostegni (i cosiddetti Pompadur), le sue prime creazioni in paglia potevano essere indossate molto più facilmente, rendendo la vita delle donne più pratica.

Anche se lei stessa non ha mai amato definirsi femminista, Coco ha contribuito a rendere la vita quotidiana di ogni donna più semplice. Ai suoi occhi la donna non veniva interpretata come un oggetto da addobbare, ma un essere in piena autonomia e capace di svolgere compiti nel corso della giornata, oltre che essere soltanto impacciata e relegata in scomodi abiti ed accessori. Un pensiero simile venne in mente a Gabrielle anche quando, nel febbraio 1955, creò una delle borse più iconiche di sempre: la 2.55, nome ispirato dalla data di creazione.

Chanel, come tutti sanno, non ebbe un’infanzia molto facile. Crebbe in un orfanotrofio gestito dalle suore nei pressi di Aubazine, e questo aspetto ha sempre inciso fortemente sulla sua vita da adulta e, nelle creazioni future, è sempre stato presente. L’austerità dell’ambiente l’ha sempre accompagnata per anni, così come alcuni dettagli percepibili in molti suoi abiti ed accessori; dalla scelta del nero accoppiato al bianco, ispirato palesemente agli abiti monacali, fino ad alcune caratteristiche, oggi iconiche, della sua 2.55.

Gli interni della borsa, infatti, furono fatti con un color bordeaux che richiamava il colore delle divise dei bambini dell’orfanotrofio in cui crebbe da bambina; la catena per la tracolla, invece, fu ispirata dai portachiavi dei guardiani della stessa struttura.

Gabrielle, come dicevamo, non ha mai amato definirsi femminista, ma di fatto, lo è stata. Oltre ad essere stata una vera e propria avanguardista. Ogni capo, ogni accessorio, ogni sua singola creazione o moda portata avanti, era mirata ad uno scopo pratico o aveva un perché alle spalle ben preciso (come quando a causa di un incidente domestico i suoi capelli si bruciarono e fu costretta a tagliarli quasi completamente, il suo nuovo look dettò però, subito moda).

La decisione di creare una nuova borsa nacque da un bisogno ancora una volta di praticità: aveva in mente una borsa che potesse essere portata a tracolla, senza avere le mani occupate, ma che non fosse troppo grande da essere invadente. L’ispirazione fu presa dalle sacche dei militari americani. Fu un vero e proprio successo! In pochissimo tempo divenne indossata praticamente da tutte le donne dell’alta società.

Inizialmente la borsa fu realizzata in jersey, tessuto tipico della stilista, utilizzato anche e soprattutto per la creazione dei tailleurs, successivamente, però, venne sostituito con la pelle di vitello o agnello e realizzata con il tipico ed inconfondibile effetto matelassè, ovvero delle impunture a forma di rombo. Il Mademoiselle lock, ovvero il gancio di chiusura, era all’inizio rettangolare; nel 1983 però, quando la direzione creativa della maison passò sotto la guida di Karl Lagerfeld, venne sostituito con la chiusura a forma di due C, classico logo della casa di moda.

Eleganza e praticità: le due parole d’ordine di una borsa bramata da tutti, oggi come ieri. A distanza di oltre sessant’anni, la 2.55 continua ad essere una delle borse più richieste e desiderate di sempre e, talvolta, per molte donne rimane ahimè solo un sogno proibitivo, date le cifre da capogiro richieste per accaparrarsela.

Il prezzo base della borsa infatti, si aggira attorno ai 4.260 euro per la grandezza media, e non è tutto: secondo uno studio di Baghunter pubblicato da Fashionista.com, la 2.55 ha visto aumentare il suo valore del 70 per cento negli ultimi sei anni. I suoi prezzi sono perciò aggiornati ogni anno e sono in continua crescita. Acquistare una 2.55 equivale ad un vero e proprio investimento.

Dunque, collezioniste, a rapporto!

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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