“Caro amico, ti scrivo…”
di Veronica Nastri
Scrivere lettere ai tempi di Whatsapp, qualcosa di cui se ne può far a meno?
Oggi le lettere scritte a mano non si usano quasi più, ma per fortuna non si è affievolito in noi il bisogno di comunicare le nostre emozioni. Lo facciamo continuamente, con i messaggini su WhatsApp, con i like su Facebook, con i biglietti di auguri nelle occasioni importanti. Ma tutto questo basta?
Chi scrive lettere oggi? Sono passate di moda, e alcuni non saprebbero più da che parte iniziare. Scrivere lettere, romantiche, lunghe ma soprattutto a mano è una tendenza oramai obsoleta. Oggi quasi non esistono più, almeno non con la valenza che avevano un tempo.
Una lettera era spesso l’unico modo di comunicare a distanza. Non si sapeva se e quando si sarebbe avuta una risposta, e nemmeno quando si sarebbe potuto scrivere ancora. Per questo le lettere sono state per secoli una forma d’arte. In quelle dei grandi scrittori e artisti si cela un’intensità e un fervore di enorme fascino. Leggendo le lettere di quegli anni possiamo imparare molte cose sull’oggi. Quel mondo lento può ricordarci cose importanti, che nella nostra frenesia stiamo dimenticando.
Scrivere una lettera è innanzitutto uno straordinario strumento di autoanalisi e di riflessione.
Mai come di fronte a un foglio bianco i nostri pensieri si dipanano e si rivelano le nostre vere intenzioni. Scrivere una lettera, poi, è un atto di grande generosità nei confronti del destinatario perché mentre scriviamo pensiamo costantemente a lui che ci leggerà, alle reazioni che avrà, a cosa penserà di noi.
Inoltre, scrivere una lettera è un gesto che dilata il tempo e lo moltiplica: c’è infatti il tempo di chi scrive, un tempo lungo e riflessivo, alla ricerca di un equilibrio perfetto tra detto e non detto, e c’è poi il tempo di chi legge, a volte rapido e curioso, a volte rilassato e compiaciuto. E infine c’è il tempo della memoria, quello in cui la lettera continuerà a vivere per chi l’ha scritta e per chi l’ha ricevuta, custodita gelosamente in un cassetto, ripresa in mano più volte per essere letta e riletta, o semplicemente impressa nella mente.
Avete presente quella sensazione di gioia incontrollabile che si avverte quando si rivede un amico dopo molto tempo e lo si abbraccia con tutta la forza che si ha in corpo, come per non farlo andare via mai più? O quello stupore inaspettato che provoca un nodo alla gola quando una persona a cui si vuole bene ci consegna timidamente un dono senza che vi siano particolari ricorrenze? O ancora la frenesia esaltante di quando è Natale e vorremmo aprire i nostri regali, impacchettati con cura sotto l’albero? Tutte queste sensazioni si amalgamano tra loro ogni volta che si scrive o si riceve una lettera.
Ormai non si usa più scrivere messaggi sulla carta, impacchettando con attenzione il foglio nella busta e spedendola. Ora tutto è più facile, più veloce: basta scrivere frettolosamente qualche riga e inviare il messaggio con il cellulare o tramite email, intrattenendo una conversazione che non ha costi e assicura una risposta immediata. Tutto è più frenetico, più tempestivo: eppure non emoziona, non dà soddisfazioni. Non ti fa sorridere all’idea che il mittente ti ha pensato e si è premurato di imprimere sulla carta i suoi sentimenti e le sue opinioni, pregustando il momento in cui tu avresti ricevuto la lettera ed immaginando il rossore che avrebbe imporporato le tue guance.
E poi la grafia: il modo unico e speciale di una mano amica che incide con movimenti abitudinari una serie di lettere, che fuse insieme diventano parole, che formano frasi, che creano un’emozione. Per scrivere una lettera ci vuole tempo, è necessario riflettere su ogni parola che si vuole scrivere, ideando il modo migliore per trasmettere pienamente la propria essenza. È un lavoro ragionato, lento, pensato.
Eppure, l’idea di scrivere una lettera potrebbe sembrare un’ idea antiquata, scriverla d’amore poi, un’idea fuori dal tempo. I più indulgenti dicevano: va bene la teoria, ma la pratica, la vita pratica e moderna di ogni giorno, implica fretta, non c’è tempo da perdere, figuriamoci per scrivere a mano.
Ma non è andata proprio così. Ci sono persone che hanno scelto di perdere tempo. Io, fra tante. Ci siamo fermati a pensare alla bellezza della carta, all’eleganza della mano che con una stilografica verga il foglio vergine, mette una dopo l’altra con grafia bellissima parole e quindi frasi, poi concetti racchiusi tra una maiuscola e un punto, in un susseguirsi di segni e di maiuscole, di lettere dissimili, di righe sbilenche.
Non c’è emozione più bella, troppa poesia forse? Forse sì, ma non per un’inguaribile romantica come me in un mondo di razionali.
Scrivere, o ricevere, una lettera, insomma, non cambia il mondo. Ma crea uno spazio nel cuore e nell’animo. Dona gioia. Ed è importante di questi tempi rallentare il passo, riprendersi la vita, leggere su carta, scrivere a mano su carta, rinunciare alla semplificazione di tutto, che vuol anche dire la perdita di ogni bellezza ed emozione.
“Una lettera, nel momento in cui la infili nella busta, cambia completamente. Finisce di essere mia, diventa tua. Quello che volevo dire io è sparito. Resta solo quello che capisci tu.” – CATHLEEN SCHINE