Gli amanti di Teruel, i Romeo e Giulietta spagnoli taciuti alla storia
di Alessia Miranda
Se amate Romeo e Giulietta, allora non potrete non adorare la storia degli amanti di Teruel, i corrispettivi spagnoli dei famosi Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti, vissuti, però, in Spagna circa 100 anni prima dei personaggi shakespeariani.
I nostri protagonisti si chiamavano Juan de Marcilla e Isabel de Segura ed erano giovani innamorati che appartenevano a due famiglie completamente differenti: lui a una umile, mentre lei, invece, a una benestante.
Le loro origini, che il destino aveva unito quasi contro ogni pronostico, furono anche una condanna,dato che il loro amore venne contrastato dal padre di lei, che non voleva concedere la figlia a un uomo povero.
Ma Juan non si arrese e, disposto a lottare con le unghie e con i denti contro ogni ostacolo pur di sposare la donna che amava, riuscì ad ottenere dal padre di lei un tempo prestabilito entro il quale arricchirsi, così da poter diventare degno della diletta figlia.
Durante i cinque anni che gli vennero concessi, Juan sfidò la morte diverse volte, collezionò numerose vittorie e svariate onorificenze ma tutto quel lustro conquistato non fu abbastanza per poter sconfiggere il tempo, che gli fu nemico: al suo ritorno, infatti, pur avendo mantenuto fede alla promessa fatta al padre della sua amata, scoprì che la sua Isabel era già andata in sposa a un altro, il ricco fratello del conte di Ambarracín.
Nonostante la sofferenza, Juan si fece forza e, desideroso di rivedere Isabel dopo anni di dura e forzata lontananza, riuscì ad ottenere il permesso per poterla incontrare.
Lì, tra le mura della sua casa, le chiese un ultimo e disperato bacio ma lei, fedele ai vincoli del matrimonio, glielo negò, provocando in lui un dolore così forte che lo portò alla morte.
Il giorno dopo, Isabel, per la prima volta nella sua vita, decise di non voler sottostare ai dettami sociali e familiari del tempo, ma di seguire il suo cuore.
E il suo cuore si trovava nel feretro della Chiesa di San Pietro, dove si tenevano le esequie di Juan.
Per questo motivo si recò al funerale e, con urgenza e coraggio, si diresse verso la bara e posò le sue labbra su quelle del giovane, concedendogli il bacio negato del giorno prima che gli aveva straziato il cuore.
Improvvisamente, dopo aver trattenuto sulla bocca l’ultima essenza del suo amore, straziata dal rimorso e dal rimpianto, sentì le gambe cedere e cadde al suo fianco senza più vita.
Esattamente come Romeo e Giulietta, anche gli amanti di Teruel, impossibilitati a vivere il loro amore in vita, trovarono il modo per restare uniti nella morte.
Ma non è finita qui!
Nel 1555 vennero scoperti sotto la cappella di San Pietro due cadaveri mummificati e, insieme ad essi, venne ritrovato anche un antico documento che raccontava la storia degli amanti di Teruel.
Fu grazie a questa lettera che i cadaveri ritrovati vennero identificati proprio con i corpi di Isabel e Juan che, tenuti lontani in vita, vennero seppelliti vicini dopo la morte dalle loro rispettive famiglie, ormai arrese di fronte al loro amore profondo.
Negli anni ‘50 lo scultore Juan de Avalos, sorpreso e commosso da questa meravigliosa quanto infelice storia d’amore, decise di realizzare le statue funebri dei due giovani amanti.
La scultura rappresenta le due statue di Juan e Isabel distesi su due feretri differenti, ma unite come se ne fossero una sola dalle loro mani che si sfiorano leggermente.
Questo tocco, presente ma mancato allo stesso tempo, rappresenta la loro storia d’amore.
Un amore vicino ma lontano, altalenante e sofferto.
Un amore nato con due mani che si sono strette per caso e finito con le stesse mani che hanno acconsentito a lasciarsi.
Due mani lontane che non hanno mai smesso di cercarsi, che si sono ritrovate e avvicinate, ma non abbastanza in tempo per poter restare ben strette, come al principio di tutto.
Ma dove ha peccato il tempo, ha compensato l’arte, perché dove il tempo ha diviso, l’arte ha reso eterno.
Le due statue che si sfiorano le mani sono la testimonianza di un amore mancato, negato e spezzato ma che, nonostante tutto, ha vinto.
Per sempre.
Morirono come vissero, e così come in vita vissero morendo l’uno per l’altro, l’uno per l’altro morirono.
(Juan de Tasis de Peralta, nobile poeta spagnolo del periodo barocco, cantore degli Amanti di Teruel).