I bambini mi chiamano “L’uomo di vetro”
di Maria Cristiana Grimaldi
Con Unbreakable (2000), e Split (2015), M. Night Shyamalanci presenta quelli che sono i personaggi d’azione del terzo progetto che uscirà nel 2019, Glass. Ma non fa solo questo: offre una visione eroico-mistica del mondo legata ai canoni fumettistici dettata da inquadrature precise, geometriche che affacciano sul mondo, in cui vivono diverse specie di esseri particolari. La prima pellicola ne delinea due: il supereroe, indistruttibile, e la sua nemesi, la più pericolosa: il malvagio e geniale acerrimo nemico.
“La vita reale non si imprigiona nel riquadro di una vignetta”
Nemesi ed eroe
Il primo film di quella che si può definire trilogia mostra la genesi di un cattivo, che per affermare se stesso e trovare un posto nel mondo, ha bisogno di sapere che da qualche parte esiste chi è in grado di fermarlo, l’eroe. In pratica è necessario che trovi una legittimazione alla propria indole, alla malattia che lo accompagna da prima che emettesse il primo vagito, per poter continuare a vivere.
Ma dove si pesca un eroe? Nel paesaggio suburbano del ceto medio-borghese, dove i giorni passano tutti uguali, tra il lavoro, la famiglia, le tasse da pagare, essere speciali non è qualcosa degno di nota, si finge di non percepirei meccanismi diversi della propria forma umana, tanta è la quotidianità che si è scelta di vivere; qui l’opzione di una vita normale soppianta per molto tempo quella eroica. Questa è la storia di un uomo comune che non ha idea di ciò che dovrebbe essere, ma nemmeno gli interessa.
Allora come si riconosce l’eroe? Semplice. Di solito è l’esatto opposto del suo avversario.
David Dunn è il polo opposto di Elijah Price. Da un lato, un uomo indistruttibile, dall’altro uno che le ossa fragili come il vetro. Da un lato un punto debole, l’acqua, dall’altro un punto forte, la mente disposta a tutto. Entrambi sono necessari per convalidare la loro essenza, morale e giusta, geniale e ingiusta.
La domanda “quanti giorni della tua vita sei stato malato?” non si riferisce solo all’effettiva invulnerabilità di David, ma anche a quei giorni passati senza usare il suo potenziale, senza fare del bene, cieco nella sua sistemazione comoda di uomo comune e annoiato, impotente di fronte a tutto, perfino ai rapporti umani che si sono inceppati nel meccanismo.
Come i protagonisti di un fumetto che esce dai suoi contorni cartacei per abbracciare il mondo abituato ad osservare dall’alto, David ed Elijah con le loro cariche opposte, danno vita a quell’attrito fantastico e mistico che rende scettiche le persone.
Perché credere nei supereroi? Perché se esiste qualcuno in grado di ferire l’umanità, c’è bisogno di una forza uguale e opposta che possa combattere il carnefice. Sembra che il regista ci stia dicendo proprio questo.
Addirittura in questo caso è la nemesi ad aver bisogno dell’eroe, lo cerca, lo trova, lo afferma, mettendogli in mano il proprio destino, quello di tutti coloro che gli attraverseranno il cammino, che saranno sfiorati dal suo potere, che avranno bisogno della sua rivelazione finale.
La nemesi, Elijah, ha la necessità di cominciare questa storia, la sua, sottraendo alla normalità grigia quella di David. Il geniale acerrimo nemico che diventa autore e personaggio d’azione mentale, è come pittore che crea un proprio autoritratto con qualcuno affianco che posa per lui. La scena è divisa, la battaglia è quella secolare tra bene e male e noi siamo gli spettatori. Come al solito l’umanità è ciò che si deve sacrificare, il campo di battaglia su cui ritagliare le azioni incredibili di uomini comuni che cercano la propria storia e quella di altri comprimari.
Questo fumetto ha inizio e si tratta di un’edizione limitata.