L’evoluzione della situation comedy
di Carolina Niglio
C’era una volta Friends, ma questa storia chi è che non la conosce? Friends rappresenta per tutti noi la sit-com per eccellenza e, nel panorama italiano, insieme ad How I Met Your Mother, si pone come uno dei pochi esempi di questo genere che è stato importato dagli Stati Uniti con successo.
Ma cosa sappiamo della sit-com in quanto genere?
In realtà, la sit-com, abbreviazione di situation comedy, rappresenta un primo passo verso quello che oggi intendiamo per serie televisiva. Si tratta, infatti, di un primo esperimento che ha aperto la strada a molti altri generi.
Siamo negli anni ʹ50, la TV americana ha degli spazi nel palinsesto da riempire, e viene fuori l’idea di I Love Lucy, che ottiene molto più successo di quanto immaginato. Questo perché apporta un cambiamento strutturale nella TV di quel tempo: una sostanziale frammentazione e dilatazione del tempo del racconto che darà vita alla serialità televisiva così come la conosciamo oggi.
In origine, le puntate delle sit-com andavano in onda alla presenza del pubblico, che commentava con risate e applausi le performance degli attori; nel tempo, alla presenza live degli spettatori si sostituì l’uso più pratico di registrazioni orchestrate dalla regia.
Inoltre, l’inquadratura usuale è da un singolo punto di ripresa fisso e gli ambienti sono generalmente al chiuso. Ma queste sono solo alcune delle caratteristiche della sit-com: è detta situazionale proprio perché ruota attorno alla comicità della vita quotidiana dei suoi personaggi, senza portare avanti un racconto preciso.
In questo senso, già Friends rappresenta un’evoluzione dei canoni basilari della sit-com, in cui l’iterativa fissità viene sostituita con narrazioni intorno a nuclei tematici, che comunque si ripetevano, e dove la prospettiva che viene presentata sullo schermo è diversa: le relazioni sono alla base della narrazione e la quotidianità dipinta è quella dello svago.
Dunque, la situation comedy, tranne alcuni esempi più attuali come Brookyn Nine Nine, How I Met Your Mother e Modern Family, ha lasciato spazio a una diversa connotazione di comedy, che possiamo definire commedia espansa. Un esempio che calza a pennello è Sex and the City, che, nel vero senso della parola, si apre su molti aspetti: da un lato lascia entrare alcune caratteristiche tipiche del cinema, e dall’altro tratta temi mai sentiti prima nella televisione generalista.
Nella prima stagione, ad esempio, la serie si presenta usando la tradizionale tecnica della finta intervista, tipica della commedia cinematografica alla When Harry Met Sally; questo certamente significa che un superamento della sit-com tradizionale all’interno di una TV post-moderna e non più generalista.
Ma non solo la modifica della narrazione audiovisiva ci fa intendere che ci troviamo in un nuovo scenario: i nuclei tematici trattati, all’interno della Grande Mela, come una vita sessuale vissuta in senso moderno e la difficoltà nel rispettare il ruolo tipico della donna in una famiglia, sono in un certo senso trasgressivi ma solo rispetto al passato della sit-com. L’ultima espansione di questo genere è rappresentata dal dramedy, iniziato (e consacrato) da Scrubs, e frutto dell’unione della commedia e del drama, cui forza risiede in una scrittura caratterizzata da un’ironia sottile.
Di certo, la sit-com ha un grande impatto tutt’oggi su come intendiamo la serialità televisiva, ed ha aperto la strada a molti altri generi altrettanto conosciuti, ma essa non è morta, ha vissuto diversi cambi di scenario e diverse connotazioni, ma la sua trasformazione è ancora in atto.