Primo PianoArte & Cultura

Metaforisticamente parlando

di Paola Palumbo

Dal Greco “metaphérō”, portare oltre, in breve “trasporto”. È una figura retorica che definisce un trasferimento di significato, ha una carica evocativa, quindi è utilizzata per ricondurre un’espressione ad una determinata immagine.

Ma come riconosciamo una metafora?
Quando in una frase una parola può essere sostituita da un’altra con un significato simile o uguale. È definita, a volte, similitudine abbreviata e, da molti, confusa con essa; ma c’è una differenza sostanziale, ossia il “come” che non viene mai utilizzato nelle espressioni metaforiche.

Un esempio può essere:
Similitudine: Marco è veloce come un fulmine
Metafora: Marco è un fulmine

La seconda domanda da porci è: le metafore arrivano al mittente sempre in modo chiaro?

Ecco, questo è proprio il caso delle fiabe; la carica evocativa di cui parlavo precedentemente serve a stimolare l’immaginazione dei bambini. Prendiamo come esempio un luogo e un animale, nel primo caso un bosco; questo solitamente incute paura, un posto difficile da attraversare, una sorta di labirinto.

Invece se trattiamo del secondo punto e prendiamo come riferimento uno squalo, il significato muterà da cultura a cultura, poiché gli animali hanno un valore e importanza diversa. Nel caso di questo essere vivente nel patrimonio di conoscenze occidentali simboleggia una persona pericolosa, quindi paura; invece in Polinesia è un animale sacro (curiosità: è credenza che le persone nella loro vita ultraterrena si incarnino in questo animale).

Quindi possiamo affermare che la funzione delle metafore è sia oggettiva che soggettiva, questo è il primo punto di connessione con le fiabe, il secondo è l’unione tra elementi reali e fantastici.

Molti esempi possono essere ritrovati anche nella letteratura. Ci troviamo nel romanzo cortese, uno dei più celebri, ossia quello di Tristano e Isotta.
Tra i due amanti si celebra un amore tanto appassionato quanto impossibile; infatti lei è sposata con il Re di Cornovaglia Marco, zio di Tristano. Scoperto il tradimento, dopo una fuga improvvisa, lei torna dal marito e lui, pur amandola profondamente, decide di sposare “Isotta dalle mani bianche”. Ingannato da quest’ultima lui muore e la stessa sorte tocca ad Isotta poco dopo, a causa del dolore per aver perso l’unica persona che amava.

DE LAIS
Chievrefoil
D’euls deus fu il (tut) autresi
cume del chevrefoilesteit
ki a la codre se perneit:
quant il s’i est laciez e pris
etutentur le fust s’est mis,
ensemblepoëntbiendurer;
meskipuisles volt desevrer,
licodresmuerthastivement
e li chevrefoilensement.
«bele amie, si est de nus:
nevussanz mei, ne mei sanzvus! »

DA LAIS
Caprifoglio
Avveniva di loro due
come del caprifoglio
che si avvinghia al nocciòlo:
quando si è attaccato e stretto
e attorcigliato al fusto,
assieme possono durare a lungo,
ma se uno li separa
allora il nocciòlo subito muore
e il caprifoglio lo stesso.
“Mia bell’amica, così è di noi:
né voi senza di me, né io senza di voi”

Questo appena mostrato è un ‘Lais’, ossia una canzone della poetessa francese Maria, risalente al XII secolo.
Il Lais in questione è solo una delle versioni di questo romanzo, ma proprio qui si narra la congiunzione tra i due amanti in modo metaforico; sono paragonati, infatti, al caprifoglio (pianta rampicante) ed al nocciolo (albero da frutto), e come loro, i cui rami se vengono separati muoiono, anche i due amanti possono vivere ma solo insieme.
Ecco ora sono giunta alle mie conclusioni; la metafora fa parte della nostra vita, è il nostro linguaggio quotidiano e, la maggior parte delle volte, sta a noi interpretare il tutto e creare la nostra immagine a dispetto della frase che diciamo.

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
Back to top button