Oscar 2019: abbiamo già vinto così?
di Federico Mangione
Mentre a tener banco è l’interrogativo su chi sarà il gran cerimoniere della kermesse del 24 febbraio al Dolby Theatre — ultimi rumors parlano addirittura di una cerimonia senza conduttore — sono state rese note le candidature dei film che concorreranno nelle ventiquattro categorie degli Academy Awards 2019, con non poche sorprese, anche se tutt’altro che inaspettate.
Molta Europa e poca America. Così Gianni Canova, decano dei critici cinematografici italiani, ha lapidariamente commentato le candidature per la novantunesima edizione degli Oscar. Ed è difficile dargli torto, visto che quest’anno, come non mai, l’Academy ha seguito la strada tracciata dai grandi festival del Vecchio Continente.
Con ben dieci candidature — tra cui quelle contemporanee di Miglior Film Straniero e Miglior Film — Roma, il capolavoro di Alfonso Cuarón presentato a Venezia a settembre, risulta essere, insieme a The Favourite, la pellicola con più candidature. Di queste, addirittura quattro vanno al cineasta messicano che, per rendere quanto più suo possibile questo film, ne ha curato la produzione, la regia, la fotografia, la sceneggiatura e il montaggio (unica categoria per la quale, però, non ha ricevuto la candidatura). Tutte sicuramente meritatissime. Il film è decisamente un film d’altri tempi ed è stato realizzato in maniera assolutamente impeccabile.
Stessa cosa non si può dire per le sette candidature date a Black Panther per il quale se in alcune categorie tecniche, come i costumi o il sonoro, risulta essere incontestabile la sua presenza, lo stesso non si può dire per quella nella categoria di Miglior Film, che fa storcere il naso un po’ a tutti.
Ma le sorprese non finiscono qui. È ancora una volta la categoria per il Miglior Regista a stupire, con due su cinque candidati — Alfonso Cuarón e Pawel Pawlikowski — che hanno diretto film non in lingua inglese. A loro si aggiungono Yorgos Lanthimos, regista greco di The Favourite, e Spike Lee, il regista afroamericano che, finalmente, riceve una meritatissima candidatura per BLAKkKLANSMAN dopo una carriera estremamente parca di soddisfazioni quando si è trattato dei rapporti con l’Academy. Il gruppo anti-establishment, se così possiamo chiamarlo, lascia solo soletto l’unico regista bianco a stelle e strisce della combriccola, Adam McKay, candidato per Vice.
Non passano inosservate neanche le candidature a The Ballad of Buster Scruggs, il film dei fratelli Coen che, insieme proprio a Roma, compone la coppia della discordia. Entrambe le pellicole sono state infatti prodotte e distribuite da e su Netflix, passando per le sale giusto il tempo per poter essere candidabili e facendo scoppiare un vero e proprio caso internazionale a tal proposito. L’unico vero vincitore della faccenda è stato il Festival del Cinema di Venezia che, dopo il gran rifiuto di Cannes a fare da passerella alle pellicole, non si è lasciato scappare l’occasione di essere la vetrina per quello che, già ora, viene considerato da molti il miglior film dell’anno, Roma, appunto, insignendolo del Leone d’oro come miglior film presentato al festival.
Per chiudere il capitolo sul film di Cuarón, segnalo anche la straordinaria presenza in nomination per Marina De Tavira, miglior attrice non protagonista, e Yalitza Aparicio candidata a miglior attrice protagonista.
Immancabile e scontata è anche la presenza di Incredibles 2 e Ralph breaks the internet, le due pellicole animate targate Disney — la prima attraverso Pixar. Ma la major di Burbank quest’anno non avrà vita facile nella corsa al tredicesimo Oscar nella categoria di Miglior Film D’Animazione — istituita nel 2002 — perché dovrà vedersela con Isle of dogs, il capolavoro di Wes Anderson.
Infine, se dovessi puntare qualcosa sul competitor di Roma e Bohemian Rhapsody nella corsa a miglior film, sceglierei sicuramente Green book. Il lungometraggio di Peter Farrelly — con Viggo Mortensen, candidato a miglior attore protagonista, e Mahershala Ali, già premio Oscar e candidato come miglior attore non protagonista — è stato già premiato ai Golden Globes come miglior film commedia o musicale e, memore di ciò che successe con Argo nel 2013, non escluderei un possibile exploit il 24 febbraio.
Non resta, dunque, che attendere un altro mese per conoscere i responsi più attesi del cinema.