Distopie a confronto: Primo Levi e Black Mirror
di Francesca Caianiello
Black Mirror è una delle serie distopiche per eccellenza, si sa, eppure non molti sanno che anche Primo Levi si è dilettato con la fantascienza tempo fa.
Sembra assurdo da immaginare, idee di questo tipo siamo soliti vederle venir fuori dal Nuovo Mondo, eppure c’è un italiano che una sessantina di anni fa già ipotizzava nei suoi scritti qualcosa di molto simile.
Parliamo di Primo Levi e in particolare delle sue Storie naturali.
Primo Levi e fantascienza sono due parole che insieme vanno più che bene, nonostante siano gli anni ‘60, i tempi per lui sono di già maturi. Non a caso nel Dialogo con Tullio Regge sottolinea come solo chimici e fisici possano scrivere di fantascienza, proprio perché possono giustificare scientificamente le proprie considerazioni. E lui, da perfetto chimico quale era, dà piena dimostrazione della possibilità di realizzare gli esperimenti solo idealizzati sulla carta. Proprio come Black Mirror, le storie non sono ambientate in un futuro lontano, ma in un tempo quasi attuale, per dimostrare che le basi per mettere a punto gli esperimenti esistono già, devono solo essere messe in atto.
Dei quindici racconti contenuti nelle Storie naturali sei sono dedicati alle invenzioni della NATCA, azienda per cui lavora il signor Simpson. Ma cosa accomuna le invenzioni presentate dal signor Simpson alla distopia del mondo presentata da Black Mirror?
Sembra forse assurdo, ma nell’ultimo racconto Trattamento di quiescenza Levi sembra davvero anticipare uno spaccato di quello che sarà uno degli episodi più famosi e discussi della famosa serie: Giochi pericolosi.
In entrambe le storie abbiamo un uomo che, nel primo caso per noia, nel secondo per denaro, decide di sottoporsi a un esperimento che lo porterà in una realtà parallela. Il primo avrà dei nastri a scelta di esperienze da poter vivere e rivivere senza mai provare noia, poiché usufruire del macchinario non provoca stato di assuefazione.
Il secondo vedrà essergli impiantato un chip sotto la cute per iniziare a vivere un’esperienza in cui potrà testare in anteprima alcuni giochi, spingendo l’asticella della sopportazione sempre più in là, trovandosi a combattere con le sue paure.
Due mondi in cui non esistono più limiti, dove ogni limite una volta immaginato e definito viene già prontamente superato.
Black Mirror mostra il declino della società, mette il suo fruitore davanti alla realtà: un mondo divorato dalla tecnologia che sta cadendo a picco.
Primo Levi è sorprendentemente attuale. Leggendo le sue pagine non si sente alcun senso di inadeguatezza o distanza temporale, nonostante abbia composto la sua opera nel 1966. Riesce già a quell’altezza cronologica a percepire quanto la tecnologia abbia il suo rovescio della medaglia. Mostra quanto non sia tutto spettacolare, in un’epoca in cui di spettacolo ce n’era ancora ben poco, e come l’assuefazione porti a dimenticare la vita e le emozioni vere per cui vale la pena investire e spendere del tempo.
Due mondi che potrebbero sembrare inconciliabili, eppure vicinissimi. Una serie da vedere e una lettura da fare se si desidera restare affascinati da due prodotti che ci regalano nuovi occhi per studiare la realtà.