Ferrovia VS Cina
1860, Cina. La situazione dopo le guerre dell’oppio era disastrosa. L’occidente premeva per la modernizzazione nazionale in un paese in cui i concetti di nazionalismo e progresso sembravano sconosciuti. Il modello dell’impero unitario non dava spazio a nuove ideologie di governo e, nel frattempo, il senso religioso lavorava affinché le nuove tecnologie non invadessero la Cina.
A seguito delle guerre dell’oppio la Cina era invasa dalle potenze straniere occidentali: Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Russia e Germania. In questo stato di debolezza, il paese non poté far altro che aprirsi verso il nuovo mondo europeo, le cui flotte già da qualche secolo approdavano lungo le coste cinesi.
La Cina era ufficialmente sottomessa al nuovo mondo e, sotto l’imperatrice Cixi, di progredire proprio non se ne parlava. Si parlò invece di un progetto di “auto-rafforzamento”, che riportasse in vigore le antiche istituzioni che, un tempo, avevano reso grande la Cina. Era difficile accettare di essere crollati, dopo duemila anni di unità. Sembrava molto più facile immaginare di esser stati indeboliti dalla potenza europea, dalla quale era possibile riprendersi, tanto da vedere nel passato una sorta di punto di riferimento per continuare a viaggiare sulla solita linea di continuità: l’impero.
Ma servì un sentimento devastante, per riuscire finalmente a far aprire gli occhi alla Cina: l’umiliazione nazionale. Ebbene sì, i continui conflitti con l’Europa e il Giappone portarono all’annientamento del potere centrale e alla “corsa alle concessioni” che fecero del paese una sorta di mercato territoriale: chi prese Taiwan, chi il Liaodong, chi Hong Kong, e così via…
Pensatori come Kang Youwei e Liang Qichao operarono a favore di una modernizzazione radicale, che partisse dal commercio e dalla distribuzione dei prodotti. Le macchine a vapore, le industrie e, soprattutto, le ferrovie che erano l’unica soluzione, e finalmente Cixi l’aveva capito. È interessante vedere come la prime cose che ostacolarono in Cina la ferrovia furono la presenza delle tombe degli antenati ed il feng shui (da collegare a “Come i cinesi ti spostano i mobili”), ovvero l’antichissima arte della geomanzia. Li Hongzhang, uno dei riformatori più innovativi, bocciò questo enorme passo avanti. Cosa potevano pensare i membri della Corte conservatrice? Molti ritenevano che potesse facilitare i movimenti degli invasori, altri che togliesse lavoro ai piccoli messaggeri. La motivazione più gettonata riguardò proprio il feng shui e le tombe degli antenati. Infatti, i binari non avrebbero potuto essere posizionati poiché, secondo la famosa arte, avrebbero alterato l’equilibrio delle terre che avrebbero attraversato, generando energia negativa e ledendo alle colture ed alla vita delle popolazioni locali. A causa dei fastidiosi rumori e del fumo nero, invece, i defunti non avrebbero avuto modo di vivere nel migliore dei modi la vita ultraterrena. Il senso religioso era così forte che chiunque avesse tentato di surclassare questi culti, sarebbe stato visto come un nemico. Perciò, neanche l’imperatrice osò andare contro l’opposizione. Fu questo il motivo per cui la Cina, nella seconda metà dell’Ottocento, venne sconfitta un’ultima volta prima della modernità. Questa volta, non dall’Inghilterra, non dai francesi e neanche dal Giappone, ma dal proprio passato, dai forti culti antichi che per anni immobilizzarono l’intera società.
di Lisa Scartozzi