Quando moda e arte si incontrano fino a fondersi
di Carlotta Maschio
Cos’è la moda? Cosa significa, per ognuno di noi, indossare un abito piuttosto che un altro?
Oggi siamo abituati alla libera scelta, tutti noi siamo vincolati nell’aprire il nostro armadio e scegliere ogni volta di indossare quello che più ci fa stare bene con noi stessi e che ci rappresenti. Non sempre però questo è stato possibile: fin dall’epoca medioevale, c’erano degli standard da rispettare e, indossare un abito piuttosto che un altro significava ad esempio collocarsi in un determinato rango sociale. Ovviamente a quei tempi i dettami della moda non erano pubblicati da riviste del settore, ma quello che più di tutto riusciva a influenzare le masse e a far sì che si potesse venire a conoscenza di determinate influenze, era l’arte. Grazie ai quadri, infatti, le grandi masse potevano venire a conoscenza del modo di vestire e di truccarsi o di acconciarsi i capelli dell’élite della società. I quadri più famosi, poi, giravano il mondo, influenzavano diverse etnie. Insomma, l’arte era il mezzo di comunicazione più diffuso delle epoche antiche.
Prendiamo come esempio L’Assenzio, opera su tela del pittore Edgar Degas: la scena, oltre a dettarci dal primo sguardo un senso di malinconia claustrofobica, grazie all’abbigliamento dei due protagonisti riesce a descriverci il loro identikit. Lei è una prostituta, lo capiamo proprio dalle gale del corsetto e dai fiocchi bianchi sulle scarpe, tipico modo pateticamente lussuoso di abbigliarsi delle prostitute della bohème parigina. Il protagonista maschile invece risulta essere un barbone immensamente volgare nel modo di vestire.
Mangiatori di Patate, di Van Gogh, ci descrive invece una tipica situazione contadina, lo capiamo dal companatico, dalla rappresentazione della casa, dalla raffigurazione dei protagonisti ed emblematica è la presenza del berretto che indossano gli uomini e la cuffia delle donne. Forse proprio questo elemento più di ogni altro, è rappresentativo nella descrizione della situazione contadina. A proposito dell’opera, Van Gogh, in una lettera indirizzata al fratello Teo, scriveva:
“Un contadino è più vero coi suoi abiti di fustagno tra i campi, che quando va a messa la domenica con una sorta di abito da società…”. Le sue parole rendono ancora più l’idea di quanto, al tempo, influenzasse il tipo di abbigliamento utilizzato dai singoli membri della società.
A sua volta, ovviamente, la moda dei nostri tempi ha preso grande fonte di ispirazione dalla moda antica e soprattutto dalla sua arte; oggi tanti stilisti e maison tendono a ricreare in molte collezioni degli abiti liberamente ispirati alla moda dell’Ottocento, ad esempio, fatta di stretti corsetti e larghe gonne. Marchi di lusso come Dolce&Gabbana o Louis Vuitton si sono addirittura spinti oltre stampando direttamente sui loro capi opere dei più grandi artisti delle epoche passate. Ma, il concetto di ispirarsi alle mode antiche, non è un concetto riscontrabile solo nelle epoche passate: anche oggi, ad esempio, assistiamo al ritorno della moda degli anni ’80-’90, e quindi alla ripresa di alcuni dettami già visti.
La lista di importanti case di moda che hanno preso libera ispirazione da quadri è davvero lunga, da Gucci, che durante la sfilata Cruise 2017 si è lasciato liberamente ispirare dal quadro Portrait of a young girl in a pink dress, opera di De Madrazo y Garreta; a Chloè che per la collezione SS17, si è lasciato guidare dal quadro VaiteGoupil dipinto da Gauguin. Ed ancora McQueen, che nella collezione Autunno/Inverno17, ha proposto abiti floreali che tanto ricordano Flora di Botticelli. Infine, Philip Lim e Dalì, con il denim utilizzato da entrambi, così come lo sfondo streetstyle e underground.