Mario Santella ed il “Lessico dell’attore”
I teatranti sono personaggi particolari. Nel mondo delle arti è nozione risaputa. Gli attori, in special modo, sono conosciuti dai tempi della Commedia dell’Arte per la le loro stranezze e bislacche scaramanzie.
Mario Santella, attore, autore e fondatore della compagnia Teatro Alfred Jarry, se ne è fatto beffe nel suo “Lessico dell’attore”, piccolo ironico dizionario introduttivo al peculiare linguaggio teatrale.
“Convinto di fare cosa utile e , in qualche modo, originale, ho pensato, perciò, di stilare questo manualetto, che vuole solo essere un agile e snello strumento di lavoro, arricchito da una serie di mie personali considerazioni , da una mia visione del fatto teatrale e da qualche rapida notazione teorica. Sicuramente avrò dimenticato qualcosa. Sarò grato a chi vorrà segnalarmi omissioni ed inesattezze, per poter rivedere e correggere il tutto in una auspicabile futura edizione.”
L’introduzione al piccolo manuale/dizionario steso da Mario Santella, ricco di disegni e simpatiche illustrazioni incredibilmente icastiche del proprio contenuto, trasuda ironia da tutti i pori del suo inchiostro. Perché, si sa, coloro che si prendono troppo sul serio vivono un’esistenza triste e, nel caso degli artisti, si rischia di sottrarre vita all’arte.
L’ironia è un’arma essenziale in un mondo ondivago e talvolta cattivo come quello della ribalta. Lo scopo di Santella, tuttavia, non è solo quello di divertire il lettore con “abbaiare: voce di origine onomatopeica che indica il caratteristico verso del cane. In senso figurato, parlare forte e male, gridando sconsideratamente. Teatralmente, in senso dispregiativo, recitare in modo pessimo…” o con “abitudine: La maggior parte degli attori sono terribilmente abitudinari, molto probabilmente anche per fattori scaramantici.
Soprattutto perché quasi tutti gli attori sono terribilmente superstiziosi. Perciò si creano delle abitudini a cui attribuiscono un valore simbolico…Pare che Eduardo De Filippo, per rilassarsi dai suoi numerosi impegni come attore, capocomico, autore e regista, avesse l’abitudine di lavorare a maglia, nel camerino, nei pochissimi momenti vuoti della sua molteplice attività.”
Il divertimento, la scoperta, si fa propedeutica a tutta una infinita serie di rimbecchi e dissertazioni di grande interesse filosofico e speculativo.
Ne abbiamo un esempio lampante giungendo alla “C” etrovando la parola “Caducità”. Santella si esprime al riguardo nei seguenti termini: “La caratteristica prima di una rappresentazione teatrale è la sua caducità. Il teatro si scrive sulla sabbia. Un soffio di vento lo cancella. Esso vive solo nei cuori e nella testa della gente. Nel ricordo.”
Ecco, quindi, che il tono canzonatorio e leggero viene abbandonato per una vera e propria ricerca di quello che è o che è diventato il senso del teatro, del suo evolversi nei tempi moderni.
“Certo,nell’epoca della riproducibilità dell’opera d’arte, abbiamo foto di spettacoli, dispositive, video, registrazioni radiofoniche e televisive, riprese cinematografiche di uno spettacolo teatrale. Ma non sarà più teatro. Sarà teatro fotografato, registrato, filmato. Ma non teatro. Mancherà sempre e comunque quella emozione viva, quell’afflato tipico della partecipazione collettiva.”, dice l’autore, sempre parlando di caducità.
Santella introduce al dualismo insito nell’esercizio artistico, nella sua rarefatta atmosfera imprendibile, ci porta per mano lungo un tragitto di contraddizioni che prevedono la coesistenza di riso e filosofia, di concreto e astratto, di sogni e realtà.
Nel compendio, Santella non tralascia il fattore più puramente concreto e tecnico, analizzando con altrettanta gaudente ironia l’uso degli strumenti teatrali e le parti da cui il teatro è composto, fisicamente ed esteticamente.
Leggere questo libriccino è l’epitome del dilettare educando, una massima aspirazione umanista e illuminista. Per Santella, è chiaro, è solo attraverso il gioco e l’interesse da esso risvegliato che una nuova generazione di nuove leve di aspiranti teatranti può davvero entrare in contatto con la macchina teatrale e tutto il complesso, unico e fittissimo lessico ad essa connesso.
Che egli abbia ragione o meno, possiamo definirlo solo noi lettori, noi giovani appassionati di teatro, nella cui biblioteca questo libro meriterebbe uno spazio decisamente speciale. Buona lettura!
Sveva Di Palma