Ridere è una cosa seria
Ridere fa bene alla salute, ormai è questo il pensiero comune, infatti la prima domenica di maggio si celebra la Giornata mondiale della risata. Non tutti la pensano così ma molti scrittori e filosofi hanno ritenuto la cosa più seria di quanto si pensi.
Si distinguono, in genere, due teorie: quella della superiorità e quella dell’energia.
La teoria della superiorità
Secondo la prima teoria, la risata suppone, in colui che osserva, un senso di superiorità e distacco. Uno dei primi pensatori a esporla è stato Aristotele esaminando il “comico” nel trattato Poetica.
Il filosofo greco considera la commedia un genere letterario inferiore rispetto alla tragedia, infatti non gli ha dedicato molte parole. Per lui, nella prima c’è il male brutto, che non provoca dolore e ha conseguenze positive, mentre nella seconda c’è un male serio, con conseguenze definitive.
Il comico, dunque, sarebbe ciò che è senza pericolo poiché questo si trova nel tragico. Infatti quando assistiamo a una commedia e vediamo una cosa brutta, sappiamo che si risolverà, quindi, ne possiamo ridere e lo facciamo perché ci sentiamo superiori. Anche Baudelaire condivise questa teoria. Nel suo saggio L’essenza del ridere e del comico, spiega che agli occhi di Dio la comicità non esiste, come se ridere fosse una tentazione. Infatti Gesù ha conosciuto varie passioni umane ma il riso no. Dunque, secondo il poeta, c’è una debolezza in colui che ride perché un atto involontario, è una passione che ci trascina e ci fa fare quello che vuole.
Noi che ridiamo dell’infelicità degli altri, e della loro fragilità, quindi, abbiamo due debolezze: la nostra e quella di colui che ce la suscita.
Baudelaire ci fa un esempio. La scena vede una persona che cade su un gradino e questo, secondo il poeta, ci fa ridere, perché ci sentiamo superiori. Diventiamo come quel gioco per bambini dove il diavolo scatta fuori dalla scatola. Inconsciamente pensiamo che noi avremmo visto il gradino e non saremmo scivolati. L’orgoglio è il peccato più grande.
Descartes, invece, dice che c’è una strana situazione, in colui che ride, dove gioia e odio coincidono. L’uomo che cade subisce un piccolo danno perché lo merita, dato che non ha visto il gradino. Lui è punito e noi siamo i giudici. Se, però, ci accorgiamo che l’uomo si è fatto male, non riusciamo a ridere e se lo facciamo probabilmente, o proviamo dell’odio verso quella persona o siamo insensibili.
Secondo Hobbes non c’è una vera e propria teoria del riso, solo delle frasi; Aristotele infatti scrisse solo tre righe. Questo, perché la questione non sembrava degna della filosofia.
La risata è provocata da un fatto inatteso che si svolge inaspettatamente: l’uomo che cade non è previsto ma se si ripetesse altre volte non ci sembrerebbe più comico perché non è più una cosa imprevista.
Quando una persona ride lo fa inconsapevolmente accorgendosi dopo della sua gioia cattiva.
Teoria dell’energia
Il primo a non condividere la teoria della superiorità fu Kant. Il filosofo, che ha inserito una barzelletta nella Critica del giudizio, dice che non ridiamo per un senso di superiorità ma perché si crea un’attesa, una suspense, che esplode quando finisce la barzelletta e si riduce a niente.
Ridiamo perché c’è aspettazione tesa che ad un tratto si risolve in nulla. La teoria dell’energia e quella della superiorità hanno in comune la velocità e l’imprevedibilità.
Secondo Schopenhauer, dopo la suspense, c’è un’incongruenza, due cose che dovrebbero incontrarsi ma non lo fanno. Cioè noi pensiamo a una cosa e ce ne facciamo un’idea, ma se quella non si rivela come ce l’ aspettiamo, ecco l’incongruenza e di conseguenza il riso.
Mentre Freud, rifacendosi a Spenser, dice che il riso è una scarica di eccitamento psichico. Abbiamo incongruità e gerarchia, l’energia che accumuliamo deve esplodere, deve manifestarsi in qualche movimento. Ciò avviene proprio nel riso.
“Un giorno senza un sorriso è un giorno perso”
È famosissima la frase di Charlie Chaplin e ormai tutti, almeno una volta nella vita, la citano. Si afferma sempre di più l’idea che una sana risata sia un vero e proprio toccasana. Dunque non siate troppo seri, carpe ridens!
di Federica Auricchio