La furia del gentil sesso
“Sono uno spacciatore di stereotipi femminili, ma che colpa ne ho se ogni volta che esco di casa trovo nuove prove che gli archetipi femminili sono duri a morire; la madre, la vergine, la puttana, la megera […] la liceale, la mangiatrice di uomini, ma soprattutto quest’ultima mi preoccupa. Nell’antica Grecia queste terribili femmine erano conosciute come le Erinni, voraci Dee della morte; in India è Kali che si diletta a divorare le interiora del suo amante Shiva […]”
Tratto dal film “Se scappi ti sposo”
Le Erinni, anche definite le colleriche, sono tre sorelle figlie della Notte: Aletto, personificazione del furore, Megera, dell’ira, e Tisifone, della vendetta. I Romani le denominarono Furie, per il loro atteggiamento impulsivo; rappresentano i rimorsi che conducono alla disperazione totale, eliminando così ogni possibilità di salvezza. Il loro unico intento era condurre i malvagi, i colpevoli, in poche parole la schiera di persone con un peccato grave, alla pazzia.
Il loro aspetto era a dir poco spaventoso, infatti vengono raffigurate con serpenti al posto di capelli, bocca sempre spalancata a causa delle loro immense grida e armi infuocate con le quali torturavano il colpevole.
Per tentare di placare la loro furia vennero definite Eumenidi, ossia benevoli; da quel momento in poi nacque la speranza, nei malfattori, di un’unica via di fuga: questi, per raggiungere il perdono, dovevano recarsi al loro tempio in Grecia, portando con sé una pecora nera da sacrificare, giurando che mai più avrebbero detto il falso.
Anche in India c’è una leggenda oscura che avvolge un’altra Dea; essa è Kali, meglio definita come la madre oscura, che incarna la distruzione e che a causa del suo noto massacro venne poi rinominata Regina della morte. Secondo la mitologia, fu inviata sulla terra per uccidere i demoni, ma finì con l’ammazzare anche gli uomini innocenti a causa della sua sete di sangue, che ormai sembrava insaziabile.
Per fermarla, un’unica soluzione fu possibile: inviare sulla terra anche il marito Shiva, il quale si gettò tra i cadaveri e così facendo riuscì a placare la moglie. Kali è di carnagione scura, rappresentata seminuda, con quattro braccia, recante in mano dei lacci con i cui mozzava le teste degli uomini e con la bocca aperta per divorarne i cadaveri.
Donne dall’aspetto e dall’atteggiamento che spaventerebbe chiunque; le loro sembianze rispecchiavano il loro carattere, ma in un modo o nell’altro anche le divinità riuscirono ad essere placate. Anche oggi, quindi, possiamo temperare il carattere di una donna? Signori miei, la risposta è sì.
Molti uomini si lamentano spesso di atteggiamenti di alcune donne, ma potremmo fare lo stesso discorso con loro. Non sono così matura da comprendere il sesso maschile e, probabilmente, neanche a sessant’anni ci capirò nulla, ma mi domando perché lamentarsi per poi accettare tutto (o quasi) dal cosiddetto sesso debole?
Forse anche gli uomini dovrebbero comprendere che non sempre l’apparenza è sinonimo di essenza. Ci sono donne che a prima vista sono un po’ acide, che sembrano superficiali e vengono etichettate come tali senza comprendere realmente il vero motivo di questa parte del loro carattere, che magari può anche essere solo una facciata.
E poi vi siete mai chieste perché siete così? Cosa vi ha portato a determinati atteggiamenti? Beh, l’unica cosa che so è che queste storie mi hanno incuriosito e portato a riflettere: anche io, molte volte, mi sono riconosciuta nelle Erinni, magari assumendo tutti e tre i loro stati d’animo… poi sono diventata Eumenide. Ecco tante sfaccettature, tanti cambiamenti, ma poi anche il peggior carattere può essere domato se c’è qualcuno che sa come prenderti.
Paola Palumbo
Erinni, Eumenide, mitologia e tanto altro ancora. Leggi cliccando qui le nostre spiegazioni di stupendi miti.