La madre che superò l’importanza della scienza
In passato, prima degli anni Sessanta, numerosi psicologi e sociologi – tra cui ricordiamo, ad esempio, Sigmund Freud – concordavano sull’idea che l’attaccamento dei bambini fosse un bisogno secondario che derivava dal bisogno primario di nutrimento.
Secondo tali teorie, infatti, erano i bisogni basilari che ogni essere vivente aveva durante i primi anni di vita (come la fame, ad esempio) a generare il legame e l’amore che poi nasceva tra questi e i loro genitori, in quanto visti come soggetti capaci di soddisfare queste necessità.
Con il passare degli anni e degli studi, l’attaccamento iniziò a essere visto sempre più come un bisogno primario a sua volta necessario e fondamentale – come lo era il nutrimento – per la crescita e per lo sviluppo di ogni piccolo, a qualunque specie esso appartenesse.
Uno tra i primi psicologi ad andare contro queste teorie fu Harry Frederick Harlow che, mosso dal desiderio di spiegare perché l’attaccamento rimanesse tale anche quando il piccolo iniziava a soddisfare autonomamente il suo bisogno di nutrimento, fece partire un esperimento che prevedeva l’osservazione di numerosi cuccioli di macachi.
Durante l’esperimento vennero messe a disposizione dei piccoli due gabbie, all’interno delle quali erano presenti delle “mamme” in legno, alcune ricoperte da un panno caldo mentre altre no, alcune con un erogatore di latte mentre altre no: in qualsiasi combinazione il latte e il panno caldo apparivano, i cuccioli tendevano a scegliere sempre la mamma con il panno, anche se questa era priva di latte.
I piccoli sembravano dunque attratti dal calore morbido di una mamma, anche se questa era fatta soltanto di legno. I cuccioli che avevano a disposizione questa mamma calda, inoltre, come raccontato nei rapporti dell’esperimento, crescevano di più ed esploravano meglio il mondo intorno rispetto a coloro che invece venivano chiusi in gabbia con la sola disposizione di cibo.
Harlow dimostrò così che era più importante una mamma che scaldasse rispetto a una mamma che desse cibo, ma lo dimostrò nel modo più sbagliato possibile. Durante gli anni in cui questo esperimento venne svolto, infatti, numerosi macachi vennero separati dalle loro madri, pochissimo tempo dopo la loro nascita, e allevati artificialmente.
Ma è davvero giusto tutto questo?
L’esperimento dimostrò l’importanza di un maglione caldo al posto del ferro gelido di una gabbia che getta fuori del cibo, ma siamo anche certi che una mamma con un cuore che batte sia migliore di qualunque altro maglione.
La valutazione etica di questo esperimento, come quella di numerosi altri, lascia infatti molto a desiderare: lo stesso Harlow dichiarò di come gli animali spesso subivano in conseguenza a questi esperimenti numerosi disturbi a livello mentale, tanto che alcuni citano questi studi come l’apice della sempre più profonda sensibilizzazione, avvenuta con il passare degli anni, verso il rispetto degli animali.
Lo stesso Harlow sostenne, nel 1962, che “nella maggior parte dei casi gli esperimenti non meritano di essere svolti e i dati ottenuti non meritano di essere pubblicati” a dimostrazione di come, spesso, anche un grande risultato scientifico, non merita una sofferenza e una così grande rinuncia da parte di nessun essere vivente.
Gli studi di Harlow, insieme a molti altri, dimostrarono l’importanza di avere un polo caldo a cui appoggiarsi per protezione, a cui poter tornare dopo un forte spavento, un’importanza che andava ben oltre il semplice bisogno di nutrimento che, anche se innato, passa in secondo piano quando il cucciolo viene privato della propria madre.
L’esperimento di Harlow dimostrò l’importanza di una mamma che abbraccia, un’importanza che superò quella di qualsiasi altro tipo di scienza ma che, troppo spesso, ancora viene dimenticata.
Per scoprire altri studi riguardanti il rapporto d’attaccamento: Sei tu la mia base sicura
https://www.latestatamagazine.it/2018/06/sei-tu-la-mia-base-sicura/
Martina Casentini