Nuovo Cinema Paradiso: un prezioso film sulla memoria
Nuovo Cinema Paradiso è un film del 1988 scritto e diretto da Giuseppe Tornatore. La versione internazionale di questo film, a differenza dell’originale di 173 minuti, presentata in anteprima mondiale a Bari in concorso al festival Europa Cinema, è stata ridotta a 123 minuti. Nel 1989 vinse il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes e l’Oscar per il miglior film straniero nel 1990.
Tornatore nel giugno 2010 ha ricordato: “Quando il film uscì nel 1988, nelle sale italiane non andò a vederlo nessuno. Gli incassi furono disastrosi, tranne a Messina dove il film andò benissimo e non capivamo il perché. Il gestore del cinema Aurora, Giovanni Parlagreco, si ostinò a tenerlo in cartellone, invitò la gente a entrare gratis e se il film fosse piaciuto alla fine avrebbero pagato (nel frattempo il cinema Aurora ha seguito quasi profeticamente le sorti del cinema Paradiso, ha chiuso).
Fu un trionfo che poi si espanse in tutta Italia. Già in precedenza a Messina aveva riscosso un successo inaspettato un film che era stato ignorato nel resto d’Italia, era successo nel 1981 con il film di Massimo Troisi, Ricomincio da tre. Fulvio Lucisano, produttore del film, nell’intervista per l’edizione in DVD di Ricomincio da tre, ricorda che portò il film in prima proiezione assoluta a Messina quando nessuno era interessato; da quell’entusiasmante debutto iniziò l’enorme successo del film”.
Nuovo cinema Paradiso ha un posto di privilegio fra i miglior film italiani. È la storia di un cinema di paese, punto d’incontro negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Ci troviamo di fronte alla memoria del personaggio principale che diviene memoria di un’intera società.
Tornatore mette in scena la storia di Salvatore di Vita, regista affermato a Roma, il quale dopo 40 anni ritorna nel natio paese siciliano per i funerali del proiezionista Alfredo che gli insegnò ad amare il cinema. Da questo momento in poi, il ricordo del passato lo aiuta a ridefinire il presente.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, in un paesino siciliano immaginario, Giancaldo, il cinema è l’unico divertimento. Inizia così un viaggio a ritroso nel tempo, in cui Totò, un bambino povero che vive con la sorella e la madre, è in attesa che il padre, il quale risulta disperso, ritorni dalla Russia.
Totò svolge il compito di chierichetto per don Adelfio, parroco del paese e gestore della sala cinematografica “Cinema Paradiso”. Don Adelfio censura tutte le scene di baci all’interno dei film perché le ritiene troppo sconvenienti. Salvatore, affascinato dal cinematografo, tenta invano di assistere di nascosto alle proiezioni private per il prete e di rubare qualche scena tagliata dal proiezionista Alfredo.
Quest’ultimo è un uomo analfabeta con cui Totò cerca di stringere amicizia, nonostante l’atteggiamento contrario di sua madre e quello un po’ scontroso di Alfredo. In occasione dell’esame di licenza elementare a cui partecipa anche Alfredo, Totò riesce finalmente a fare un accordo con lui: il bambino darà ad Alfredo i risultati della prova, ma in cambio il proiezionista dovrà insegnare a Totò tutti i trucchi del mestiere.
Totò è un bambino molto curioso e vivace, ma nonostante ciò sarà legato ad Alfredo per tutta la vita. Diventato adolescente, conosce Elena, studentessa figlia del Direttore della banca locale, e se ne innamora. I genitori di lei non gradiscono la loro relazione e decidono di trasferirsi.
Nel frattempo, il ragazzo è chiamato ad assolvere il Servizio Militare di Leva nell’esercito a Roma e perde completamente le tracce della donna. Tornato in Sicilia si rivede con Alfredo che gli consiglia di abbandonare per sempre la sua terra natale. Con quest’ultimo ricordo la mente di Salvatore torna alla realtà: nonostante sia un regista ricco e famoso è deluso della sua vita, e decide di partire per la Sicilia.
Il funerale di Alfredo diventa l’occasione per confrontarsi con il suo passato e con le persone che avevano popolato la sua infanzia. Anche il Nuovo Cinema Paradiso, oramai chiuso ed inutilizzato da sei anni, ha perso il suo splendore e Salvatore non può che assistere immobile alla sua demolizione. Potremmo quasi parlare di un’elegia sulla morte del cinema, di una vera e propria dichiarazione d’amore per quest’arte a tutto tondo.
Il regista compie un’ammirevole parabola della vita di uomo che cerca fortuna altrove, lontano da una terra ancora troppo povera, la Sicilia, in cui vi sono le radici del protagonista, consapevole del futuro cambiamento. Questo viaggio nel passato ci permette di veder scorrere sullo schermo del Cinema Paradiso le immagini di capolavori che hanno fatto parlare i critici, ma che soprattutto sono arrivate dritto al cuore e alla testa della gente.
Si avvertono quasi sensorialmente il fumo, il sudore, l’affollamento delle sale, grazie alla storia di un’amicizia che viene alimentata da una comune passione. Tutto l’intreccio è inserito in un sentimento caro e doloroso per noi umani: la malinconia di un tempo che non è più il nostro, di un tempo che fugge, portando con sé gli oggetti, le sensazioni, le persone.
Un tempo che separa e unisce, anche solo per qualche ora, alternando il riso alla commozione, al pianto. Ed è così che dal ricordo, dall’amicizia con Alfredo, arriviamo ad un altro amore di Totò: Elena, oramai sposata.
Dopo aver scoperto di non essersi incontrati l’ultima volta per una serie di coincidenze, vivono una notte di passione, destinata però a rimanere unica. L’antico amore che ritorna solo per essere abbandonato, lasciato in una memoria che nessuno potrà cancellare.
Un amore contrastato, ma reale, fatto di sangue e carne. Infine, per chiudere il cerchio, arriviamo alla meravigliosa scena finale, alla magia del cinema costituita da una sequenza infinita di baci in bianco e nero, rimasti nell’oblio per tanti anni ma che ritrovano la luce ed emozionano il protagonista e lo spettatore.
In fondo, la salvezza è proprio nel cinema che regala sogni, che dona lacrime e sorrisi, fino a farci vivere una vita autentica e sensibile nonostante la finzione, la messa in scena.
Marianna Allocca
disegno di Alessandro Mastroserio