Sfera Ebbasta e altri capri espiatori di una società marcia
Quando leggerete questo messaggio sarà troppo tardi.
Nel senso che Sfera Ebbasta sarà già un lontano ricordo di un fenomeno mediatico e voi sarete indaffarati a indignarvi per qualche altro povero cristo che i giornali avranno identificato come un mostro.
Ma il concetto sarà ancora lo stesso e questo articolo potrà ancora servirvi.
“Se i ragazzi si drogano è colpa dei comunisti” – 1950
“Se i ragazzi si drogano è per colpa degli hippie” –1960
“Se i ragazzi si drogano è colpa del punk – rock e del grunge” – 1990
“Se i ragazzi si drogano è per colpa dei rapper” – 2019
Cosa si evince da questo breve riepilogo dei mostri mediatici presentatici dagli anni ’50 ad oggi?
Semplice: “I ragazzi si drogano perché vogliono drogarsi, a prescindere da chi dà l’esempio e cosa va di moda”.
Oggi è Sfera Ebbasta, domani sarà qualcun altro.
In un mondo dominato da “perenni indignati” che attuano una politica puramente d’opposizione, siamo continuamente bombardati, mediaticamente parlando, di “bersagli” temporanei da odiare e criticare per il bene della società.
Sì sa, i temi della povertà, della delinquenza giovanile e dell’uso di stupefacenti sono da sempre argomenti ostici che dividono le varie fazioni politiche.
Ma, in un regime “d’opposizione” come il nostro, poco tempo e poca fatica si dedicano alle vere soluzioni, si preferisce trovare un capro espiatorio da immolare per attenuare i sensi di colpa nei confronti dei cittadini per welfare scadente e una situazione economica tragica.
Questo articolo è inutile. Non ha soluzioni, né proposte, o altro. Forse, conformandosi alla situazione politica attuale, è divenuto anch’esso uno sterile messaggio d’opposizione.
Ma voi vedetelo come un testimone, conservatelo per quando il mostro di Sfera Ebbasta sarà morto e la folla inferocita sarà alle calcagna di un’altra bestia.
Ricordatevi che se vostro figlio si sta drogando non dovete togliergli le cuffiette, vietargli di andare al cinema o spegnergli la console… dovete semplicemente schiaffeggiarlo.
Antonio Alaia
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