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Solfatara
L’aria non esiste più, è un ricordo lontano di vita. Quel gas avvolge come un sogno stretto. Quando riconsegna i corpi al mondo ha già preso tutto. Sono altro e nei loro occhi c’è il riflesso grigio di una lama tagliente pronta scarnificare anche i cuori meccanici. Ed è in quella cabina di clown falliti che si spogliano i mostri.
Vengono qui per sciogliersi nell’acqua bollente. La pelle l’appendono a ganci da macellaio. Quando hanno finito si rivestono, indossano giacche e tornano in città. L’acqua che rimane è sempre nera come l’impronta di un cielo notturno ma le ossa che vengono a galla non somigliano più a nessuno.
Foto di Iolanda Pazzanese
Didascalia di Maria Cristiana Grimaldi