Orange is the new black: capitolo finale
Orange is the new black: la serie cult di Netflix ci racconta la vita dietro le sbarre, ma soprattutto ci ricorda quanto sia sottile la linea tra giusto e sbagliato.
Chi di noi, guardandosi allo specchio, può dire di avere la coscienza completamente pulita?
Non aver mai commesso un minimo atto fuori-legge, essere stati sempre pienamente integerrimi e corretti?
Anche se solo per brevi periodi della nostra vita, in adolescenza o magari quando ci siamo trovati a trascorrere un periodo difficile nel corso della nostra esistenza, quasi tutti noi abbiamo frequentato persone poco raccomandabili e soprattutto fatto cose poco raccomandabili. Ma, in fin dei conti, è giusto pagare un caro prezzo per aver commesso anche solo una volta un reato attuato con leggerezza? La risposta ci viene data da una delle serie cult degli ultimi anni, Orange Is the New Black, giunta ora alla stagione conclusiva.
La vicenda è tratta da una storia vera, Piper Chapman è una normalissima ragazza ritenuta da tutti “perbene”. Ad un certo punto della sua vita incontra una donna che in pochi mesi le stravolgerà la vita: Alex Vause. Alex è una narcotrafficante che convincerà Piper a trasportare droga da uno stato all’altro una volta soltanto. Quasi dieci anni dopo, quando il reato sta quasi per cadere in prescrizione, Piper viene accusata ed è costretta a confessare il reato; ci sarà un anno di galera ad attenderla.
Da qui in poi inizia la vera avventura della serie-tv, la protagonista viene catapultata in un mondo del tutto estraneo alla sua vita, eppure, dopo pochissimo tempo, troverà tanti punti di contatto con le sue forzate coinquiline.
Nel corso delle stagioni vedremo come anche le altre protagoniste, compagne di cella della Chapman, sono finite in prigione e di come a volte, la linea tra giusto ed ingiusto sia davvero molto sottile. Ognuna di loro ha infatti una storia alle spalle e tutto quello che hanno fatto per approdare poi nel carcere di detenzione di Litchfield sembra essere giustificato da una serie di eventi concatenati. In fondo anche chi come Taystee, altro personaggio portante del tv-show, che sembra essere destinato fin dalla nascita ad una vita fatta di sotterfugi e vite al limite, viene smembrato ed analizzato in ogni singolo aspetto. Ad emergere è la grossa fragilità e il forte smarrimento di una ragazzina nata da una famiglia difficile che però, prima di cedere allo spaccio di droga, lotta con tutte le sue forze contro un sistema marcio che non sembra dare alcuna speranza di riscatto.
Altra tematica affrontata poi nella serie campione di incassi è quella dell’abuso di potere esercitato dalle guardie carcerarie nei confronti dei detenuti e di come la polizia faccia davvero poco per cambiare le cose, lasciando un velo di omertà disarmante.
Infine il tema razziale: molte sono le donne di colore protagoniste che ci catapultano in un mondo che sembra essere lontano anni luce dai modi di pensare di oggi, eppure le distinzioni in carcere esistono e in parte riguardano proprio la distinzione tra razze.
Insomma, in Orange Is the New Blackquello che viene reso pubblico a tutti è il tracciato di vita di persone che ogni giorno vivono in parallelo alla nostra esistenza, scontando pene per reati commessi talvolta per mancanza di alternativa, per errori giovanili o commessi nel pieno delle proprie capacità, ma che comunque lottano ogni giorno contro un sistema con gerarchie difficili da abbattere.
Da oggi vi aspetta sulla piattaforma Netflix il capitolo conclusivo dello show, che promette di essere il più crudo di sempre. You’ve Got Time recita la sigla che ci accompagna ormai da sette anni, ma forse per qualcuna delle nostre protagoniste, il tempo è giunto al termine.
Carlotta Maschio