Sangue su tela: il vero ritratto di Jack lo Squartatore
Consigliamo di accompagnar la lettura dell’articolo con la suggestiva melodia del duo statunitense Nox Arcana- Evil Genius.
Londra, 31 agosto 1888, ore 3.40 del mattino. Il quartiere popolare di Buck’s Row nell’East End londinese, puzza di degrado e di sangue.
Lo so, per molti di voi questa sembrerà essere una data sciocca e inutile da ricordare eppure non è così perché è esattamente da questa ormai lontana estate che inizia la storia di uno dei serial killer più temuti di tutti i tempi: Jack Lo Squartatore.
Il modus operandi era sempre lo stesso: si aggirava di notte vestito di nero e assetato di sangue. Le sue vittime preferite, se ne contano almeno cinque ma la cronaca locale ne ipotizza molte di più, erano le prostitute che faceva ritrovare sgozzate, mutilate, prive di organi interni e con le vesti tirate su fino all’inguine. Insomma, tempi difficili se in epoca vittoriana eri povero e vivevi nel quartiere di Whitechapel.
Sulla figura di Jack lo Squartatore, ormai divenuta leggenda, si è ipotizzato tanto, forse anche troppo. Dal 1888 ad oggi oltre un centinaio di persone, anche di un certo rango sociale, sono state accusate di essere il terribile re della cronaca nera del diciottesimo secolo eppure non si è mai arrivati ad una conclusione reale e certa. Tra questi possiamo ricordare un macellaio, ritenuto l’ipotetico assassino per via della precisione dei tagli che infliggeva sul corpo delle vittime, un giovane avvocato, morto suicida dopo pochi mesi aver compiuto gli ipotetici delitti, un barbiere polacco di origine ebraica e qualcuno aveva puntato il dito anche contro il Duca di Clarence, nipote della regina Vittoria, sospettato poiché apparteneva ad una setta massonica. Ma oltre a persone molto vicine alla casata reale, ad essere accusato infatti fu anche il medico della regina sempre per via della precisione dei tagli, non mancarono anche personaggi di spicco come Oscar Wilde o Lewis Carroll.
Insomma, la lista è davvero lunga e varia ma ancora oggi la domanda è sempre la stessa: chi è Jack Lo Squartatore?
Tuttora, dopo ben 131 anni da quei brutali omicidi, le ricerche e le ipotesi non si fermano e l’ultima a prendere parola è la scrittrice di gialli Patricia Cornwell, autrice del romanzo Ritratto di un assassino. La scrittrice, così come ci racconta nella sua opera, non ha dubbi. Per lei il temutissimo Jack the Ripper era un membro dell’alta società britannica nonché uno dei pittori più apprezzati dell’epoca: Walter Sickert.
Ma procediamo con ordine. Walter Sickert fu un pittore post-impressionista inglese vissuto proprio in quella Londra di fine Ottocento scossa dagli efferati delitti che recavano la firma di “Jack The Ripper”. Ad attirare immediatamente l’attenzione della Cornwell, non fu solo il quadro psicologico del pittore londinese ricordato come un personaggio instabile, irascibile e violento a causa dei diversi problemi fisici e famigliari che fu costretto ad affrontare nel corso degli anni, ma ad incuriosirla fu proprio la sua arte e l’interesse che lo stesso pittore dimostrò nei confronti dell’assassino seriale, essendo convinto di aver vissuto per un certo periodo di tempo nella stessa camera di Jack. Almeno così gli confessò la proprietaria che asseriva di conoscere bene l’aguzzino.
Ma come dicevamo, fu proprio la sua arte a colpirla e a farle vedere nella figura dell’artista, il profilo dello squartatore.
Sin da giovane infatti, Sickert dimostrò una certa attrazione per la violenza, per l’orrido, la morte, l’oscurità: tutti elementi che inserì nelle sue opere. Caratterizzati da pennellate ampie e per lo più scure, essi ritraevano spesso persone dai volti non sempre nitidi, donne seviziate, violentate, corpi fatti bollire vivi in un calderone, donne con braccia mutilate e sorrisi compiaciuti dell’aguzzino.
Proprio tra queste iconografie, Cornwell, ha notato uno dei tanti particolari che potrebbero incastrare il pittore inglese. L’autrice ha infatti notato una forte somiglianza tra il disegno di Sickert, Due studi della testa di una donna di Venezia e una fotografia di Mary Ann Nichols, una delle vittime di Jack, scattata nella camera mortuaria alla quale solo poche persone avevano accesso. Nell’opera vi si pone l’attenzione su un leggero segno di pittura inciso all’altezza della gola come a ricordare l’effettivo taglio causato alla prostituta di Whitchapel che le causò la morte.
Un altro dipinto poi, eseguito nell’estate del 1906, mostra una donna distesa su un letto di ferro. Ma la cosa che più incuriosisce non è solo la somiglianza fisica quanto il titolo: Notte d’estate. E fu proprio d’estate che venne ritrovato il cadavere della donna.
Ora la domanda è questa: poiché le foto erano accessibili solo a chi di dovere e servivano per riconoscere l’identità del cadavere, com’è possibile che Sickert sia riuscito a ritrarre una donna che “casualmente” dovrebbe somigliare alla vittima? Semplice coincidenza?
In ogni caso le analogie riscontrate dalla scrittrice di gialli non finiscono qui. L’autrice infatti, pur di smascherare il misterioso assassino seriale investì una fortuna nell’acquisto della sua scrivania e di ben 32 tele di cui una andò distrutta per poter trovare qualche elemento a suo favore. Seguita poi da un team di esperti, Patricia è riuscita a recuperare addirittura alcune lettere private che Jack era solito mandare ai dottori e agli investigatori impegnate nelle indagini per poter collegare il DNA dell’artista con quello dell’assassino. Purtroppo, però il DNA mitocondriale non è una prova certa dell’identità poiché la sequenza trovata dalla squadra di esperti incaricati dalla scrittrice pare corrisponda sì a quella di Sickert ma anche a più di 400.000 individui. Fatto sta che le lettere sono state comunque utili poiché si è notato che la filigrana utilizzata dall’assassino era uguale alle stesse lettere che il pittore era solito elargire a parenti ed amici, amante com’era dell’epistolografia.
Non sappiamo se i disegni che spesso accompagnavano queste lettere ironiche e autocelebrative dello Squartatore possano essere ricollegate alla vena artistica di Sickert ma quel che è strano è che alcune lettere risultano spedite nello stesso periodo in cui sicuramente l’artista si trovava a Londra. Uno scherzo del destino ai danni dell’artista? Chi può dirlo.
Nonostante le innumerevoli ipotesi, l’identità di Jack lo Squartatore rimane ancora oggi un mistero che forse mai troverà risposta.
«25 Sett. 1888.
Caro Direttore, sento spesso dire che la polizia mi ha catturato, ma non mi fermeranno ancora. Ho riso assai quando si mostrano così abili e dicono di essere sulla pista giusta. Quella barzelletta sul Grembiule di Cuoio mi ha veramente divertito. Mi sono fissato con le prostitute e non smetterò di squartarle finché non sarò preso. L’ultima volta è stato proprio un magnifico lavoro. Non ho dato alla signora neanche il tempo di strillare. Come possono prendermi ora. Amo il mio lavoro e voglio ricominciare di nuovo. Presto sentirete ancora parlare di me e dei miei divertenti giochetti. Ho conservato un po’ della sostanza rossa dall’ultimo lavoro in una bottiglia di birra per scrivere, ma è diventata dura come colla e non posso usarla. L’inchiostro rosso va bene lo stesso spero ah. ah. Al prossimo lavoro strapperò le orecchie della signora e le manderò alla polizia, giusto per scherzo, già. Non diffondete questa lettera finché non avrò fatto un altro po’ di lavoro, poi pubblicatela. Il mio coltello è così bello e affilato che mi viene voglia di rimettermi al lavoro subito se ne ho la possibilità.
Buona fortuna.
Sinceramente vostro, Jack lo Squartatore.
Non vi dispiacerà che mi dia un nome d’arte.
P.S. Non sono stato abbastanza bravo da spedire questa prima di sporcarmi tutte le mani di inchiostro rosso, maledizione. Non sono fortunato. Adesso dicono che sono un dottore. ah. ah.»
Adele De Prisco