Un giorno a Delft. Canali, fiori e ceramiche blu
La “piccola Amsterdam” è una città da visitare in primavera. A metà giugno, se possibile. Le cose belle vanno viste a cielo terso, con l’azzurro splendente e il sole, aperto nell’abbraccio dei suoi raggi. In Olanda, l’aria è leggera e il bel tempo cambia colori, sfumature, gradazioni del paesaggio.
Arrivare a Delft, piccola cittadina dei Paesi Bassi meridionali, è, come per tutte le città olandesi, estremamente semplice. Basta un treno, da Amsterdam, Rotterdam o Utrecht e pochi spiccioli. Nessun cambio, nessun intoppo. È una gita da vivere con serenità, una passeggiata nella quiete e nella bellezza. I treni olandesi funzionano sempre, sono puliti, profumati, puntuali e veloci. Bisogna educarsi a lasciare la parola “stress” al di fuori del proprio vocabolario, almeno per un giorno. L’idea di turismo frenetico, di corsa contro il tempo per vedere tutto, per non perdersi nulla, va abbandonata. Bisogna lasciarsi prendere dalla piacevole brezza primaverile, dall’azione reiterata del camminare lento, languido.
Delft non è una grande capitale, le sue strade sono strette e pianeggianti, mai tortuose. Acciottolamenti, dissestamenti, piccole acclività del territorio, sono tutte imperfezioni incontemplabili, per questo concentrato gioiello. I turisti sono molti, ma mai troppi, la folla è un lontano ricordo del meridione urbano.
La prima tappa obbligata, a Delft, è il Café Uit de Kunst. Sì, si comincia dal cibo, dalla vista e dal relax. Piano, adagio. Il Café è un luogo raccolto, intimo, arredato alla francese. In maggio, giugno e luglio ci si siede ai tavolini all’aperto, con vista sui canali e la propria porzione di apple cake, qui la più buona del paese. Su ringhiere e muretti, sporgenti verso i canali e anche verso la strada, fiori e piante aromatizzano l’olfatto e lo sguardo con delicate tinte pastello. Ogni senso è soddisfatto.
Feelin’ Good di Nina Simone accompagnerebbe perfettamente questo momento.
Come in tutta l’Olanda, Delft si gira a piedi o in bicicletta, le auto sono un elemento alieno. La loro apparizione è ben rara. Non c’è davvero silenzio, ma un quieto brusio di sottofondo, una convergenza di suoni: l’acqua, il fruscio delle foglie, il chiacchiericcio sommesso dei passanti. A volte, il vento, mai assordante.
Il tour continua, non possiamo evitare di soffermarci sui due edifici che svettano verso l’alto, troneggiando imponenti sulle casette abitate, in stile classicamente fiammingo.
Osserviamo le guglie e i campanili delle due bellissime chiese di Delft, la Oude Kerk (Chiesa Vecchia) e la Neue Kerk (Chiesa Nuova). Con i suoi 109 metri di altezza, la torre della Neue Kerk è diventata la seconda torre più alta d’Olanda. Salire i 376 gradini porta ad una lenta, faticosa ascesa verso un panorama mozzafiato dell’intera città. La musica ideale per contemplare è L’Aria delle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach.
La Oude Kerk, sottile e gotica, conserva invece le spoglie mortali del grandissimo pittore autoctono, uno dei più amati di sempre: Johannes Vermeer.
Ed è proprio con Vermeer che riprendiamo a girovagare, camminando per stradine e attraversando canaletti, mangiando velocemente qualcosa al Pleck. La prossima tappa è il Centro Vermeer, vicinissimo al Pleck, sulla strada parallela a Piazza Markt, il perfetto centro di Delft.
Il Centro Vermeer è il luogo per chi ama l’arte, tutte le opere del maestro fiammingo sono esposte. Chiunque sia in cerca di un tuffo nella bellezza dovrebbe perdersi nelle luci e nelle ombre di questo museo. È un’immersione totale, misteriosa. Il sottofondo musicale deve intensificare questa fusione con i giochi di luce. Consiglio Let there be more light, dei Pink Floyd.
La pittura di Vermeer non esaurisce l’aspirazione artistica della città di Delft, famosa in tutto il mondo per le sue ceramiche blu. È la Royal Delft la nostra prossima meta. La tradizione della ceramica è antichissima, arrivando dall’Oriente, ovvero dalle raffinate e costose ceramiche cinesi. Da questa fonte di ispirazione, deriva il famoso “blu di Delft”, usato per decorare piatti, posate, bricchi, vasi. La Royal Delft è l’unica fabbrica rimasta aperta, al suo interno possiamo vedere artigiani a lavoro, macchinari in funzione e partecipare ad un workshop, per provare in prima persona l’emozione di questo lento, paziente processo.
Indicherei, come soundtrack, Gymnopédie No.1 di Erik Satie.
Siamo alla fine della nostra giornata e la conclusione migliore è senza dubbio un’ottima cena. Delft e la zona di Piazza Markt in particolare è piena di piccoli ristorantini, deliziosi caffè e locali tipici. Tuttavia, non vi è nulla di male nel concedersi un peccato di gola, dopo un giro così. Le patatinerie di Delft sono di altissima qualità, così come le salse (la maionese è una vera delizia) e l’ideale è mangiarne una gigantesca porzione con le gambe penzoloni, sedendosi sulla riva di un canale, al tramonto. Nelle orecchie, immaginerei la bellissima Hold on di Tom Waits.
Buona visita!
Sveva Di Palma
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Grafica di Luca Casadio