Vita semper vincit: La poetica del dettaglio nelle opere di Marcello Aversa
Nella splendida cornice del Complesso Monumentale di Sant’Anna dei Lombardi, sita in piazza Monteoliveto, si è tenuta la presentazione delle opere dell’artista campano Marcello Aversa.
Il Complesso Monumentale di Sant’Anna dei Lombardi, i cui servizi museali sono gestiti dalla cooperativa sociale ParteNeapolis, è una stupenda testimonianza del rinascimento toscano a Napoli: Benedetto da Maiano, Antonio Rossellino e Giorgio Vasari sono gli artisti che si sono susseguiti lavorando per renderla una delle più belle chiese napoletane.
Ed è in questo luogo, in cui la fede cede il passo alla bellezza senza mai lasciarsi offuscare, che trova spazio un artista come Marcello Aversa. “Vita semper vincit” è il titolo della mostra, nonché il nome dell’ultima, immensa, opera dello scultore: una croce istoriata in terracotta alta due metri e 37 cm, monumentale, imponente, ma che nasconde un’infinità di minuscoli sorprendenti microambienti, con i quali si disvelano le capacità di raffinato miniaturista dello scultore.
Attraversando il portone e valicando l’ingresso si ha l’impressione di essere accolti in un luogo intimo e familiare, nulla del rigore e di quella speciale soggezione tipica dei luoghi sacri, sebbene il profondo senso di mistero aleggiasse egualmente nella struttura. (Leggi anche Sant’Anna dei Lombardi: il Rinascimento toscano a Napoli ).
Ci avviamo con tutti i presenti verso la Sacrestia Vecchia, capolavoro dell’artista fiorentino Giorgio Vasari, testimonianza del ruolo di primaria importanza occupato dalla città Partenopea all’interno della rinascita culturale italiana durante il Quattrocento. È all’interno di tale luogo che viene proiettata un’attenta presentazione mediale della vita e delle opere di Marcello Aversa, con l’accompagnamento musicale del giovane pianista Lorenzo Traverso.
Dopo aver conosciuto meglio Marcello, la giornalista Emma di Lorenzo guida la discussione introduttiva alla mostra, ponendo l’attenzione su argomenti topici: dalla questione del turismo a Napoli, alla scelta del luogo e dell’allestimento della mostra, per poi giungere alle motivazioni dell’opera stessa. L’intervento si è arricchito di varie testimonianze come quella di Nino Daniele, Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, il sacerdote Salvatore Fratellanza, presidente del Comitato di gestione delle Arciconfraternite Commissariate “Sant’Anna dei Lombardi”, l’architetto Vincenzo Nicolella, responsabile degli eventi, cultura e della direzione artistica dell’Associazione Presepistica Napoletana e lo stesso artista Marcello Aversa che ha concluso con una serie di osservazioni e specifiche intorno all’opera, alla sua formazione e tutto ciò che concerne la cornice di un evento che si protrarrà fino al primo di agosto.
La primissima cosa che notiamo osservando il prodotto del lavoro di Marcello Aversa, sono gli intarsi, talmente precisi e minuziosi da offuscare, in un primo momento, la bellezza generale delle piccole opere esposte. Ogni scena rappresentata nasconde al suo interno nuovi sorprendenti micro dettagli che rendono queste sculture misteriose ed affascinanti non solo per gli altissimi significati religiosi e spirituali che racchiudono, ma anche per l’inestimabile valore artistico che interpretano. Queste sculture sono come dei piccoli, inesplorati sipari che si aprono su ambienti a noi noti, quelli dell’arte presepiale napoletana, reinterpretati però in una chiave sentimentale che conferisce a questi capolavori un valore estetico imprescindibile. Sono stata colpita, poi dalle espressioni dei personaggi, il presepe è ben noto nel nostro immaginario collettivo, impresso alla stregua della forma a tratti spigolosa a tratti dolce del gigante buono che si erge nel nostro golfo, le espressioni, gli atteggiamenti i tratti tipici dei personaggi del presepe sono estremamente noti, etichettati in caratteristiche che determinano un particolare vizio o una determinata virtù.
Contrariamente, i caratteri delle opere di Marcello Aversa hanno un’identità ben definita, forte, ognuna con la propria inconfondibile ed irrinunciabile umanità.
L’opera principale, l’enorme croce di terracotta “Vita vincit semper” è posta al centro della stanza, in corrispondenza dell’ingresso, campeggia imponente, facendo da padrona all’interno della stanza. È composta da circa ottantamila pezzi tra personaggi, fogli, fiori, ambienti e rappresenta una reinterpretazione personale dell’artista sorrentino dell’antica tradizione del presepe di Pasqua, nato a Napoli nel XV secolo circa. L’opera poggia su un teschio da cui si sviluppa un albero sul quale sono poggiati, a loro volta, animali, piante e fiori. Il tronco si erge e si contorce, sembra quasi nascondere i simoboli della Passione di Gesù, stanco e addolorato per la morte del Signore. Fanno capolino chiari riferimenti alle vite dei due apostoli Pietro e Giuda. La croce si trasforma momentaneamente in un melo per accogliere i dettagli di due scene emblematiche della Bibbia: il Peccato Originale e la Cacciata dal Paradiso, si evolve, poi, in un albero ricco di foglie e fiori sul quale notiamo alcune scene topiche della vita di Cristo come l’Annunziazione, il sogno di San Giuseppe, la Natività.
Nuovamente l’albero si trasforma e diventa una vite e una nuova vita, sulla quale si alternano uva e mazzetti di grano che fanno riferimento agli ultimi momenti della vita del Salvatore.
Al centro dell’opera, sull’asse orizzontale, l’Ultima Cena, sovrastata dall’albero che diventa un ulivo: la scena rappresentata è Cristo nell’orto del Getsemani, avvolto dall’ignoto e dalla stessa consapevolezza di ciò che accadrà.
Ossimorico.
Infine la scena della Resurrezione è rappresentata attraverso un’allegoria: Dio accoglie il Figlio separando i tralci buoni da quelli cattivi. All’apice dell’opera campeggia una corona nella quale è possibile riconoscere lo Spirito Santo sotto forma di colomba.
L’opera è strabiliante nella sua imponente complessità, la vita che vince sempre è una minuziosa reinterpretazione delle vicende sacre che sembrano, in un primo momento fissate in uno luogo senza tempo ma successivamente, attraverso l’opera di Marcello Aversa si perdono in un tumultuoso, vitale, divenire.
Luisa Ruggiero
Un grazie speciale alla Cooperativa Sociale ParteNeapolis per la dedizione nell’averci accompagnato tra i dettagli visti con gli occhi di Marcello Aversa.
Foto di Roberto Castiello, visita la nostra ultima gallery dedicata all’evento e completamente curata da Roberto: Vita semper vincit