Addio, Alexa. Sayonara, Siri. Diamo il benvenuto a Q!
Addio, Alexa. Sayonara, Siri. Diamo il benvenuto a Q, il primo assistente vocale genderless!
Né uomo, né donna. Chi ha detto che il ruolo dell’assistente spetti al mondo femminile? Dimentichiamoci di Siri, di Alexa e di Cortana, diamo il benvenuto a Q, il primo assistente vocale contro le distinzioni di genere!
“Ciao, sono Q, il primo assistente vocale genderless al mondo!
Pensa a me come Siri o Alexa, ma né maschio né femmina. Sono stato creato per un futuro in cui non saremo più identificati da un genere, piuttosto da come definiamo noi stessi”.
Con l’incredibile sviluppo che vede protagonisti smartphone e smart home gadgets negli ultimi anni, nessuna grande compagnia che si rispetti – Google, Amazon, Apple, Samsung – si è fatta sfuggire l’occasione di sviluppare il proprio assistente vocale, una sorta di angelo custode high-tech che ci accompagna e assiste in ogni momento.
Mentre questi colossi competono per sviluppare l’assistente vocale più efficiente, un progetto di gran lunga più inclusivo viene presentato da un team di ricercatori guidati dall’organizzazione EqualAl, dal Copenhagen Pride e Virtue, agenzia creativa di Vice.
È solo grazie alla loro proposta che si può parlare di una rivoluzione in nome dell’uguaglianza dei generi anche nell’ambito dell’intelligenza artificiale.
Non è certo un caso che gli assistenti vocali sviluppati fino a ora siano caratterizzati da voci femminili. Secondo alcuni studi, infatti, le persone tenderebbero ad associare la voce maschile all’idea di autorità – la capacità di impartire ordini – mentre quella femminile resta in una posizione privilegiata quando si tratta di richiedere assistenza, conforto, aiuto. Non potrebbe esistere distinzione più obsoleta e discriminante, eppure è esattamente così che funzionano il marketing e le sue armi di persuasione.
Da questo impulso nasce Q, il primo assistente vocale genderless, senza genere. Superare gli stereotipi che ruotano attorno al mondo della pubblicità non è, però, l’unico obiettivo di quest’intuizione.
Lo stesso nome ci suggerisce un’altra – fondamentale – esigenza: quella di abbattere il preconcetto del genere come esclusivamente doppio.
Q fa appunto riferimento all’ultima lettera della sigla che abbraccia le mille sfaccettature del mondo arcobaleno, LGBTQ, che indica le personalità Queer, ovvero coloro che non si identificano in un unico genere o non si ritrovano in quelli universalmente stabiliti e riconosciuti dalla società. Un’effettiva applicazione di questo progetto rappresenterebbe, nel suo piccolo, anche un grande passo per la comunità intersex, da sempre impegnata nella lotta per il riconoscimento del cosiddetto terzo genere.
Ma come suona una voce neutra? E soprattutto, com’è stato possibile realizzarla?
La creazione di Q è stata seguita da un team di esperti – sound designer, linguisti e disparate professionalità nell’ambito delle tecnologie.
In un primo momento sono state registrate le voci di persone che si identificavano in diversi generi – maschile, femminile, transgender e non-binario prevalentemente – facendo leggere loro la stessa frase con l’idea di usare le registrazioni per sovrapporne i toni e ottenere un risultato omogeneo e unitario. Questa strategia non andò a buon fine: ognuno manifestava la propria intonazione particolare o l’accento caratteristico del paese di provenienza, per non parlare poi della fluidità e velocità di lettura.
Gli esperti hanno poi pensato a un’alternativa che consisteva nel lavorare sulle singole voci registrate per trovare un intervallo di frequenze capaci di risultare ambigue quanto basta per non identificare alcun genere particolare. Il range di frequenze adatto si è rivelato essere tra i 145 e i 175 hertz, che rappresentano un tono neutro, spoglio da accezioni, frutto di una meticolosa opera di manipolazione del pitch e dei filtri.
Le voci così rielaborate sono state poi sottoposte al giudizio di oltre 4.500 volontari da tutta Europa, i quali hanno avuto il compito di valutarne la neutralità classificandole in base a una scala che andava da uno (tono maschile) a cinque (tono femminile).
Q è stata la loro scelta.
“Per far sì che io possa diventare la terza opzione come assistente vocale ho bisogno del tuo aiuto. Condividi la mia voce con Apple, Amazon, Google e Microsoft e insieme potremo assicurarci che la tecnologia riconosca noi tutti.
Grazie per aver ascoltato”.
– Q.
Conosci Q giocando con la sua voce: http://www.genderlessvoice.com/
Rebecca Grosso