ALLEJRIAM
Hai presente la poesia del momento in cui accendi un fiammifero?
Sfreghi con uno scatto la testa del cerino e fiat lux. Impertinente la camera si sposta su un primo piano assordante e rosso fuoco. Poesia, direi. Soave, suppongo. Ma tu che ne sai di poesia e bellezza? Tu? Che con le mani avide ti aggrappi alle emozioni altrui come un piragna affamato. Cosa ne sai, inutile bestia dell’odio della poesia di un fiammifero che si accende, dell’attrito e del suono stesso della parola attrito che ad ascoltarla scroscia sulle emozioni di cui vuoi cibarti? Che ne sai tu, capra ignorante, materialista, inutile zecca dell’umanità, inutile spreco di aria, inutile disturbo del mondo, disgustoso essere antipoetico e nefasto. Ti piace lo struscio delle banconote, il risucchio della carta di credito, ti piace il dolore di chi sai e ignori quello di chi non ti riguarda, ma tu, Allejriam sei sola e inutile, trafitta dal gelo che emani e che mi trasmetti.
E io, lontana anni luce dal tuo disgusto, amo la vita e ti osservo sputare veleno e sì, lo ammetto, accuso il tremore di chi fa pena, ma non mi piego, non mi dimetto, non sudo e non mi scompongo perché amo, io amo e desidero, pullulo di sangue umano e vitale, tocco questo fiammifero e ne sento il calore prima che la camera si sposti al primo piano, godo l’esistenza delle scie sonore di un fischio, gioisco il gusto delle rose appena sfornate, assaporo il tuo odio verso il mondo, la nevrosi e la risciacquo facendomi i denti neri. Poi sputo e ti vedo, lì, nella pozzanghera scura che ribolle d’odio, così poggio delicata la giacca sulla marmaglia nera da te composta e, candidamente, porgo la mano al mio amore che ti calpesta senza cattiveria, pulito e leggiadro, come tu non sei mai stata.
Benedetta De Nicola